Bruxelles – Ci sono anche quattro aziende registrate in Cina e il ministro della Difesa della Corea del Nord nei quasi 200 individui ed entità che l’Ue ha colpito con l’adozione del tredicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Per la prima volta – alla vigilia del secondo anniversario del conflitto – arriva lo strappo con Pechino.
Per la precisione 106 persone e 88 entità, che vanno ad aggiungersi a una lista nera di oltre 2000 soggetti che Bruxelles ritiene responsabili di “azioni che minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”. E a cui, come tali, sono imposti il divieto di ingresso nel territorio comunitario e il congelamento dei beni posseduti nei Paesi membri. Le designazioni adottate oggi riguardano principalmente i settori militare e della difesa: più di 140 delle società e individui colpiti fanno parte del complesso militare-industriale russo, che producono missili, droni, sistemi missilistici antiaerei, veicoli militari, componenti ad alta tecnologia per armi e altre attrezzature militari.
Segnale forte anche contro i partner del Cremlino: l’Ue ha preso di mira 10 società e persone russe coinvolte nella spedizione di armamenti dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC) in Russia, oltre Kang Sun-nam, ministro della Difesa del regime di Kim Jong-un, e diverse società e persone bielorusse che forniscono supporto alle forze armate russe. E per interrompere la catena di approvvigionamento per lo sviluppo e la produzione di droni militari, Bruxelles ha imposto sanzioni a quattro aziende registrate in Cina e a una ciascuna registrata in Kazakistan, India, Serbia, Thailandia, Sri Lanka e Turchia, operanti nel settore dei componenti elettronici.
“Mentre raggiungiamo il triste traguardo dei due anni dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, l’Unione europea continua a esercitare pressioni sulla Russia”, ha rivendicato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, sottolineando che oltre prendere di mira chi fornisce attrezzature militari alla Russia, Bruxelles ha individuato ulteriori responsabili “della deportazione illegale e della rieducazione militare dei bambini ucraini”. I nuovi elenchi includono infatti anche 15 persone e 2 entità coinvolte nel trasferimento forzato, nella deportazione e nell’indottrinamento militare di bambini ucraini, anche in Bielorussia.
Attraverso i tredici pacchetti di sanzioni a Mosca, l’Ue ha congelato in due anni asset russi per un valore di oltre 200 miliardi di euro. Secondo i dati della Commissione europea, il fatto che – nonostante le sanzioni economiche occidentali – l’economia russa continua a crescere sulla carte, è dovuto sostanzialmente alla spesa militare “in forte aumento”, arrivata nel 2024 al 6 per cento del Pil, ovvero a circa 109 miliardi di euro. Quella russa è diventata insomma un’economia di guerra, con il rublo che è calato di oltre il 20 per cento rispetto al dollaro nel 2023 e con la spesa militare che è aumentata del 79 per cento tra il 2021 e il 2023, superando per la prima volta la spesa sociale.