Bruxelles – Le riforme sullo Stato di diritto in Polonia procedono spedite e dopo le discussioni positive di questa settimana in Consiglio sulla possibile chiusura della procedura secondo l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea, è la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a dare la notizia più attesa a Varsavia: “La settimana prossima il Collegio prenderà due decisioni sui fondi Ue al momento bloccati per la Polonia, che libereranno fino a 137 miliardi di euro dal Next Generation Europe e dai fondi di Coesione“. L’annuncio – nell’aria da quando martedì (20 febbraio) è trapelata la notizia del viaggio di von der Leyen a Varsavia – è arrivato nel corso di un punto stampa con il primo ministro polacco, Donald Tusk, e l’omologo belga e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Alexander De Croo, dopo i colloqui a tre di questa mattina (23 febbraio). “Oggi è un grande giorno, grazie per aver capito i nostri problemi del recente passato”, sono state le parole di Tusk.
“È un momento decisivo per la promozione dei valori democratici, siamo rimasti impressionati dai vostri progressi per ristabilire lo Stato di diritto come colonna portante della vostra società”, ha esordito la presidente von der Leyen a Varsavia, che ha ricordato come la questione sia sentita in tutta l’Unione, “perché è la condizione essenziale per i cittadini europei per sentirsi liberi e sicuri”. Al Consiglio Affari Generali di martedì il governo polacco ha presentato un piano d’azione per attuare tutte le riforme richieste del sistema giudiziario, che porterà due benefici tangibili alla Polonia: da una parte la chiusura della procedura aperta nel 2017 dalla Commissione Europea – che se approvata dal Consiglio avrebbe potuto privare il Paese dei suoi diritti di adesione all’Unione – e dall’altra il semaforo verde ai fondi Ue al momento rimasti bloccati a Bruxelles. “È una dichiarazione potente, una tabella di marcia chiara per la Polonia, i vostri sforzi sono decisivi”, ha confermato la numero uno della Commissione Ue.
Le “buone notizie” sui 137 miliardi di euro si fondano proprio sulle “riforme che avete lanciato e i numerosi passi immediati che avete preso sull’indipendenza giudiziaria”, tra cui le decisioni di aderire alla Procura Europea (Eppo), di rispettare le sentenze della Corte di Giustizia Ue e della Corte Europea dei Diritti Umani e di separare la carica di procuratore generale da quella di ministro della Giustizia (come aveva riferito sempre martedì a margine del Consiglio il commissario per la Giustizia, Didier Reynders). “Supportiamo le riforme della vostra leadership, condivido la felicità per una notizia che non si riceve tutti i giorni”, ha confermato De Croo. La Polonia si mette così sulla buona strada per ricevere 76,5 miliardi di euro di fondi della politica di Coesione e 59,8 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di cui 5 miliardi sono già arrivati come pre-finanziamenti del capitolo RePowerEu dopo l’incontro di dicembre a Bruxelles tra von der Leyen e Tusk a margine del Consiglio Europeo. In attesa del via libera da parte del Collegio dei commissari martedì prossimo (27 febbraio) allo sblocco dei fondi di Coesione e alla valutazione preliminare della prima richiesta di pagamento del Pnrr, la presidente von der Leyen ha già reso noto che la prima tranche “includerà 1,4 miliardi di euro disponibili immediatamente per gli agricoltori polacchi per espandere e modernizzare la produzione”.
È proprio sulla questione delle proteste degli agricoltori che la numero uno della Commissione Ue ha voluto soffermarsi – consapevole anche della nuova manifestazione che si terrà lunedì (26 febbraio) a Bruxelles. “Abbiamo discusso della situazione che vivono i nostri cittadini in Europa e in Polonia”, ha spiegato von der Leyen, ribadendo la “profonda ammirazione per il loro duro lavoro per portare ogni giorno cibo sano sulle nostre tavole” ma anche la consapevolezza che “affrontano molte sfide e sono preoccupati per il loro futuro, e questo è legittimo“. Oltre alle proposte per ridurre gli oneri amministrativi degli agricoltori svelate ieri (22 febbraio), von der Leyen ha voluto sottolineare che “abbiamo ascoltato e agiamo” non solo in Polonia – “l’Ue supporta già gli agricoltori polacchi con 22 miliardi dalla Politica agricola comune e di più arriverà” – ma anche “preparando l’agricoltura del futuro nel nostro dialogo strategico” con i rappresentanti della categoria.
I contenziosi tra Ue e Polonia
Dal 2015 l’ex-partito al potere ultraconservatore Diritto e Giustizia ha messo sotto pressione i rapporti con Bruxelles sotto molti punti di vista, ma soprattutto sugli standard Ue di rispetto dello Stato di diritto. Dal 2021 è in corso un contenzioso legale determinato da due sentenze della Corte Costituzionale della Polonia: la prima del 14 luglio, quando i giudici di Varsavia hanno respinto il regolamento comunitario che permette alla Corte di Giustizia dell’Ue di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche, la seconda del 7 ottobre, quando la Corte Costituzionale ha messo in discussione il primato del diritto comunitario, definendo gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea (Tue) e diverse sentenze dei tribunali dell’Ue “incompatibili” con la Costituzione polacca. Al centro della contesa c’è la decisione di sospendere provvisoriamente le competenze della sezione disciplinare della Corte Suprema della Polonia, a causa di alcuni provvedimenti arbitrari contro magistrati non graditi alla maggioranza di governo. Mentre è in corso la procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, la Corte di Giustizia dell’Ue ha condannato il Paese membro a pagare un milione di euro di multa al giorno: dal 27 ottobre 2021 al 14 aprile 2023 il conto era salito a oltre mezzo miliardo di euro (526 milioni per l’esattezza).
A questo si aggiunge il contenzioso tra Varsavia e Bruxelles sulla miniera di Turów. Il 20 settembre 2021 la Corte di Giustizia dell’Ue aveva deciso di imporre alla Polonia una multa giornaliera di 500 mila euro per non aver fermato le operazioni della miniera e della relativa centrale elettrica al confine con la Repubblica Ceca a seguito della denuncia di Praga nel febbraio dello stesso anno. Secondo i giudici europei le attività della miniera prorogate fino al 2026 avrebbero conseguenze negative sull’approvvigionamento idrico dei suoi cittadini sul confine, ma Varsavia si è rifiutata di pagare quanto stabilito dalla sentenza. Nonostante la chiusura del caso il 4 febbraio 2022 grazie a un accordo tra i due governi, la Corte di Giustizia dell’Ue ha deciso di chiudere il caso ma senza revocare la multa. È così che pochi giorni più tardi la Commissione Ue ha deciso di trattenere circa 15 milioni di euro dai fondi comunitari destinati alla Polonia proprio a causa del mancato pagamento di quanto imposto dalla Corte Ue dal 20 settembre al 19 ottobre 2021. Il contrasto è proseguito nel corso del successivo anno e mezzo di governo Morawiecki, con l’apice raggiunto lo scorso 10 dicembre – lo stesso giorno in cui l’ex-premier Morawiecki è stato bocciato al Parlamento nazionale per un nuovo mandato da premier – quando la Corte Costituzionale della Polonia ha dichiarato incostituzionali le multe imposte anche in merito alla miniera di lignite di Turów.