Bruxelles – Settore dopo settore, la cooperazione tra Unione Europea e Regno Unito riprende dopo la Brexit. Con l’accordo tra Frontex e le autorità britanniche, è arrivato anche il turno della gestione delle frontiere, in particolare per contrastare gli attraversamenti del canale della Manica da parte di piccole imbarcazioni che trasportano persone migranti. “Gli accordi di lavoro sono uno strumento estremamente utile per la cooperazione tra Frontex e le autorità dei Paesi partner in aree di interesse fondamentale legate alla lotta alla migrazione irregolare e ai crimini transfrontalieri”, ha commentato la commissaria per gli Affari interni e la migrazione, Ylva Johansson.
La cerimonia formale di firma dell’accordo è in programma nel primo pomeriggio di oggi (23 febbraio) alla presenza del direttore esecutivo di Frontex, Hans Leijtens, e della stessa commissaria Johansson, ma i servizi del Berlaymont hanno già indicato alcuni elementi dell’intesa basata sul dialogo portato avanti negli ultimi mesi dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak. Si tratta del pilastro per un “quadro a lungo termine per una stretta cooperazione” nell’ambito della gestione delle frontiere e del contrasto a migrazione irregolare e criminalità transfrontaliera, “nel pieno rispetto degli obblighi internazionali dell’Ue e del Regno Unito in materia di diritti umani”. Sul breve termine questo lavoro congiunto potrebbe includere “lo sviluppo della consapevolezza situazionale delle rotte migratorie e la lotta alla frode documentale”.
Nei prossimi mesi “e oltre” si intensificheranno le discussioni tra le due parti per “concordare piani operativi e di cooperazione dettagliati che prevedano un’ampia gamma di attività congiunte”, soprattutto sul fronte dell’analisi dei rischi, dello scambio di informazioni, della formazione, della condivisione delle competenze nel settore del rimpatrio e della gestione delle frontiere e della cooperazione tecnica e operativa. Da evidenziare in particolare la “possibilità” di dispiegare personale e funzionari di collegamento “da entrambe le parti” della Manica “per scopi di osservazione, coordinamento o consulenza”, con l’obiettivo di “rafforzare ulteriormente l’efficacia di questa cooperazione tra l’Ue e il Regno Unito”.
Nessun riferimento invece alle perplessità più volte espresse da Bruxelles sulla politica migratoria di Londra. Solo un anno fa la stessa commissaria Johansson definiva “una possibile violazione degli accordi internazionali e della Convenzione di Ginevra” il progetto di legge che prevede che chiunque entri in modo irregolare nel Regno Unito sia posto in stato di fermo e poi espulso, o nel Paese di origine o in uno terzo “sicuro”, come il Rwanda. L’accordo tra Londra e Kigali dell’aprile 2022 è stato però bocciato dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo (Cedu), la cui sentenza del 14 giugno dello stesso anno ha bloccato la partenza di un volo in partenza verso la capitale ruandese con sette persone richiedenti asilo a bordo.