Bruxelles – La decisione dell’Ue di affrancarsi dalla dipendenza energetica russa sta dando i suoi frutti. Gli acquisti di gas e petrolio in Russia si sono ridotti “in modo significativo”, rileva Eurostat nel presentare i dati diffusi oggi (22 febbraio). La quota della Russia nelle importazioni extra-UE di gas naturale è scesa dal 33 per cento nel quarto trimestre del 2021 (prima dello scoppio della guerra russo-ucraina) al 13 per cento nello stesso trimestre del 2023. Un taglio di 20 punti percentuali, compensato con acquisti presso altri partner commerciali. Alla fine del 2023 i maggiori fornitori di gas naturale dell’UE risultano Stati Uniti (22 per cento), Norvegia (21 per cento) e Algeria (18 per cento).
Analoga la situazione commerciale per quanto riguarda il greggio. Le importazioni di petrolio dalla Russia sono diminuite dal 28 per cento di tutte le importazioni di petrolio extra-UE nel quarto trimestre del 2021 al 3 per cento entro il quarto trimestre del 2023. Un domanda verso la federazione russa quasi azzerata per effetto delle sanzioni a dodici stelle e grazie alle forniture di Stati Uniti (16 del totale al termine del quarto trimestre 2023), Norvegia (11 per cento) e Kazakistan (9 per cento).
Flussi commerciali che conferma come “il ruolo della Russia nelle importazioni extra-UE è diminuito per i loro prodotti principali“, sottolinea Eurostat. Almeno per ciò che riguarda i prodotti energetici, oggetto dei pacchetti di sanzioni dell’Ue. Perché invece “le diminuzioni per i concimi e il ferro e l’acciaio erano meno pronunciate” rispetto a quelle di gas e petrolio.
Questo cambio di politiche commerciali dell’Ue ha come risultato quello di una minore dipendenza dalla Russia, come dimostra il disavanzo commerciale, ridottosi notevolmente. A marzo 2022, quando l’Ue non aveva ancora varato sanzioni contro Mosca e i rapporti con la federazione russa erano ancora immutati, l’Ue registrava un deficit commerciale di picco pari a 18,6 miliardi di euro, principalmente a causa dei prezzi elevati dei prodotti energetici. Questo disavanzo si è ridotto a 0,1 miliardi di euro a marzo 2023 e n”on è cambiato molto fino a dicembre 2023, quando ammontava a 0,8 miliardi di euro”.