Bruxelles – Sono le prove generali prima del debutto in Consiglio Europeo. L’ex-premier italiano e presidente dell’Institut Jacques Delors, Enrico Letta, incaricato dal Consiglio e dalla Commissione di redigere la relazione di alto livello sul futuro del Mercato unico, ha presentato oggi (22 febbraio) alla commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) del Parlamento Europeo le raccomandazioni preliminari da includere nella relazione che sarà presentata al Consiglio Europeo informale del 17 e 18 aprile. “È necessario cercare non soltanto di reagire alle crisi ‘alla giornata’, serve qualcosa di diverso e più ambizioso per il futuro”, ha esordito Letta nel suo intervento davanti agli eurodeputati, a cinque mesi dal primo appuntamento esplorativo.
Dopo nove audizioni all’Eurocamera, incontri con tutte le istituzioni dell’Unione, nelle capitali dei 27 Stati membri – “ieri sono stato a Copenaghen, la settimana prossima in Polonia” – e con le parti interessate, Letta sta tirando ora le fila della relazione. “Il taglio che vorrei seguire è di una dimensione geopolitica del Mercato unico“, vale a dire cercare “un’impostazione diversa rispetto al passato”. Non rinnegando l’eredità di Jacques Delors, ma riconoscendo che “quando ha cominciato il suo lavoro, lo ha fatto senza la piena dimensione economica del nostro sistema”, senza quelli che l’ex-premier italiano definisce “i quattro pilastri che dobbiamo mettere al centro del Mercato unico”: difesa, telecomunicazioni, energia, settore finanziario. Tutti settori che “fino a oggi hanno visto prevalere la dimensione nazionale”, ma che nella relazione per il futuro Ue vengono considerati “asset strategici europei”. Nella speranza che le raccomandazioni possano essere accolte dalle istituzioni Ue, Letta ha sottolineato con forza che “se iniziamo con questo grande cambiamento ci sarà più integrazione“.
Se la difesa “è la cosa nuova per la prossima legislatura”, l’energia ha già mostrato in quella agli sgoccioli – “soprattutto nella seconda parte” – che l’integrazione europea in questo settore non è più rimandabile. Ma rispondendo alle domande degli eurodeputati, Letta ha deciso di concentrarsi soprattutto sugli altri due pilastri della “dimensione geopolitica” del Mercato unico, che “è e rimarrà al servizio dei cittadini”. Tuttavia, “ci sono alcuni mercati, come quello delle telecomunicazioni, in cui aziende troppo piccole vanno contro gli interessi dei consumatori stessi“. A ventiquattr’ore dalla presentazione del Libro bianco della Commissione Ue sulle sfide future in questo settore, Letta ha messo in chiaro che non può reggere “un mercato diviso in 27 nazionali, quando sappiamo quali sono le dimensioni degli altri”: a fronte di “5 milioni di clienti per ogni operatore in Europa, sono 460 milioni in Cina e 110 milioni negli Stati Uniti”. Lo stesso si può dire per i servizi finanziari, il cui risultato a oggi è considerato “catastrofico” perché “i servizi troppo ridotti in termini di dimensioni fanno sì che consumatori, aziende e Pmi si rivolgano agli Stati Uniti”. Ciò a cui si dovrebbe puntare sono invece “servizi dell’Ue più efficienti e con migliori risultati”.
Secondo quanto emerge dalle parole di Letta all’anteprima della relazione di alto livello, nel caso di un cambio di rotta si potrà realizzare “un passaggio di scala e di velocità per dare risposta alla grande questione su come finanziare la transizione verde e digitale“, ma senza dimenticare la necessità di tenere salda la politica di coesione “quando entriamo nel decennio più importante, quello dell’allargamento”. In altre parole, “coesione significa considerare tutti i problemi della nostra società” e “non possiamo scinderla dalla questione dell’allargamento“. Anche perché questi due temi, se dimenticati, potrebbero sconvolgere lo stesso Mercato unico e le libertà fondamentali dei cittadini dell’Unione. “Libertà di restare e libertà di circolazione fanno parte della stessa dimensione“, ha ribadito Letta, precisando con più dettagli quanto già discusso con gli eurodeputati a gennaio: “Per alcune regioni e Paesi quando si perde il 15 per cento della popolazione in 10 anni, ‘fuga’ di cervelli è un eufemismo, è più un’espoliazione”. Diritto di muoversi è diverso da obbligo a trasferirsi “con biglietti spesso di sola andata” e, mentre “la mobilità rimane al centro di tutto nell’Ue”, è arrivato il momento di un cambiamento, anche in preparazione di nuovi Stati membri: “Non siamo pronti, l’allargamento probabilmente sarà l’esercizio più complesso per il prossimo decennio“.
Ma è già il presente a preoccupare Letta. “Io sono a favore di quanto fatto negli ultimi anni sul Green Deal, sono rimasto molto scioccato dalle manifestazioni degli agricoltori, ma ho tratto insegnamenti da queste proteste“, ha confessato agli eurodeputati, parlando di “responsabilità collettiva” in quello che è successo e nella risposta che si dovrà trovare. Perché se “tutti insieme” – istituzioni nazionali ed europee – si va nella direzione del Green Deal, ma ammettendo un “costo di 800 miliardi di euro l’anno per i prossimi 10 anni” e sapendo garantire la copertura dei costi “solo per i prossimi due anni”, è inevitabile che “ogni categoria dirà ‘non voglio essere io a pagare lo scotto'”. È netto l’avvertimento dell’ex-premier italiano in vista delle elezioni europee: “Se non siamo in grado di dare una risposta e trovare soluzioni, gli agricoltori saranno solo la prima categoria a scendere in strada, poi ne seguiranno altre e il terremoto sociale caratterizzerà il 2024“. Da parte di istituzioni Ue e Stati membri servono “risposte chiare a questi interrogativi, altrimenti le persone non aspetteranno le conseguenze, ma le anticiperanno, come gli agricoltori”, ha concluso il suo intervento Letta.