Bruxelles – Intitolare il regime europeo di sanzioni per i diritti umani ad Alexei Navalny, l’oppositore russo morto venerdì (16 febbraio) in carcere ad alta sorveglianza in Russia, dove era detenuto da quasi tre anni. Questa la proposta con cui il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha fatto ingresso questa mattina (19 febbraio) al Consiglio Ue Affari Esteri a Bruxelles, che ha visto anche la partecipazione della vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, a cui i ministri dell’Ue hanno inviato in una dichiarazione un forte messaggio “di sostegno ai combattenti per la libertà in Russia”.
I am proposing to EU Member States to rename our Global Human Rights Sanctions Regime the “Navalny Regime”.
To honour his memory, for his name to be written on the work of the EU in the defence of human rights around the world. pic.twitter.com/yIGfpcDWBE
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) February 19, 2024
Una proposta accolta oggi ‘politicamente’ dai 27 ministri dell’Ue e che ora andrà formalmente adottata a livello tecnico dagli ambasciatori degli Stati membri. “Per rendere omaggio ad Alexei Navalny lentamente assassinato dal regime di Putin e onorare la sua memoria ho proposto ai ministri di rinominare il regime di sanzioni dell’Ue per i diritti umani con il suo nome”, ha spiegato questa mattina l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. Sarà il ‘regime Navalny per le sanzioni Ue per la tutela dei diritti umani’ affinché il suo nome sia scritto per sempre nel lavoro per la tutela dei diritti umani”, ha precisato.
Il regime europeo di sanzioni dei diritti umani è stato inaugurato dall’Ue non molto tempo fa, a dicembre 2020. Una ‘legge Magnitsky europea’, ovvero un nuovo regime di sanzioni dedicato a colpire i responsabili di violazioni dei diritti umani, per rispondere a chi accusa l’Europa di essere troppo lenta o poco coraggiosa nei confronti di chi viola i diritti umani. Il nome di Navalny, 47 anni, era diventato celebre in occidente per il tentativo fallito del Cremlino di avvelenarlo ad agosto 2020.
Era detenuto in Russia da gennaio 2021, arrestato appena dopo essere tornato nel suo Paese dalla Germania. A Berlino era rimasto per mesi per ricevere le cure necessarie dopo aver subito un avvelenamento attribuibile, secondo varie inchieste, ai servizi di sicurezza russi. Lo scorso agosto era stato condannato a scontare altri 19 anni di carcere.
Presente alla riunione dei ministri degli esteri anche Yulia Navalnaya, che nel corso della giornata ha avuto un incontro bilaterale con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “E’ una donna che vuole continuare a battersi per difendere la libertà nel suo Paese e ha ribadito che la Russia non è Putin e Putin non è la Russia, l’abbiamo trovata determinata. Borrell, a nome di tutti noi, le abbiamo assicurato che continueremo a sostenere il diritto di parlare in Russia, di poter condurre battaglie politiche e chiederemo la liberazione di tutti i prigionieri politici”, ha detto Tajani in un punto stampa.