Bruxelles – Nell’anno che potrebbe cambiare gli equilibri politici in Croazia, il primo ministro in carica ormai da otto anni, Andrej Plenković, deve affrontare una crescente pressione politica interna che rischia di mettere in difficoltà la sua Unione Democratica Croata (Hdz) non in una sola tornata elettorale, ma in tre: le elezioni europee di giugno, le legislative di settembre e le presidenziali di dicembre. Dopo settimane di proteste da parte di singole categorie professionali per l’insoddisfazione nei confronti delle politiche dell’esecutivo di Zagabria, sono stati i partiti di centro e sinistra a catalizzare la volontà di “difendere la democrazia” anche attraverso il ritorno immediato alle urne per favorire la nascita di un governo non guidato dall’Hzd a 13 anni dall’ultima volta.
Le manifestazioni di piazza hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone sabato (17 febbraio) a Zagabria, grazie all’iniziativa del Partito Socialdemocratico di Croazia (Sdp), della sinistra ambientalista Možemo e di altri nove partiti di opposizione liberale e di sinistra. A scatenare le proteste in Piazza San Marco – dove si trovano la sede del Parlamento e l’ufficio del primo ministro – è stata in particolare la nomina di Ivan Turudić a procuratore generale con il via libera dei deputati croati, a causa della sua vicinanza all’Hdz e alla possibile protezione di Plenković da casi di corruzione nel caso perdesse l’immunità dopo la prossima tornata elettorale. La candidata di Možemo a premier alle elezioni di settembre, Sandra Benčić, ha annunciato che denuncerà il governo croato alla Commissione Europea per violazione dei Trattati Ue in materia di giustizia e diritti umani. La ‘questione Turudić’ ha incrociato il contemporaneo malcontento di diverse categorie professionali, che nelle ultime settimane hanno organizzato a Zagabria e nelle altre principali città della Croazia grandi manifestazioni di piazza: dagli insegnanti ai giudici e i medici per i salari, fino ai giornalisti in opposizione all’annuncio di modifiche al Codice Penale per rendere un reato la pubblicazione di fughe di notizie.
Le forze di opposizione hanno presentato una richiesta formale di scioglimento del Parlamento croato e chiedono il ritorno immediato alle urne, ma hanno escluso dal fronte comune i partiti di destra come i conservatori euroscettici di Most e i nazionalisti del Movimento Patriottico (dal momento in cui le loro critiche al governo in carica riguardano il fatto di non essere abbastanza duro sulle politiche migratorie, per esempio). Plenković – primo ministro stimato al tavolo dei 27 leader Ue, ma non senza coni d’ombra anche sul fronte del settore in cui è riconosciuto tra i più carismatici, l’allargamento dell’Unione ai Balcani Occidentali – ha accusato i “gruppi della sinistra radicale” per aver organizzato le manifestazioni contro il suo governo: “Le stesse persone che hanno invitato la gente in Piazza San Marco sono le stesse che erano contro la legge sulla lingua croata e contro gli aiuti militari all’Ucraina”, ha attaccato il premier che si trova ora ad affrontare un malcontento come non succedeva da anni nel Paese. Tra i cartelli che invocavano ‘Basta!’ a Plenković e all’Hdz, gli organizzatori hanno chiesto ai cittadini un impegno nelle piazze e agli elettori alle urne per fare in modo che “non ci portino in un’autocrazia” attraverso la limitazione delle libertà democratiche nel Paese.
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