Bruxelles – La Grecia volta pagina e dice ‘sì’ ai matrimoni omosessuali. Il Parlamento di Atene approva la proposta di legge che permette e riconosce le nozze tra persone dello stesso sesso, e che allo stesso tempo consente alle coppie l’adozione di minori. Un cambiamento epocale per un Paese dove il tema ha sempre incontrato l”opposizione della chiesa ortodossa. Ma il governo dei conservatori ha scelto di andare avanti per il bene della società. Il nuovo quadro normativo, approvato a larga maggioranza (176 sì, 76 no, 2 astenuti) “abolirà coraggiosamente una grave disuguaglianza“, scandisce il primo ministro Kyriakos Mitsotakis.
“Le persone che erano invisibili saranno finalmente rese visibili intorno a noi e, con loro, molti bambini troveranno finalmente il posto che meritano”, continua il primo ministro, che incassa un risultato storico e che può premiare lui e il suo partito (Nea Dimokratia, membro del Partito popolare europeo). Il voto del Parlamento è stato accolto con soddisfazione dalle organizzazioni LGBTQI e accompagnato con feste di strada. Persone si sono riversate all’aperto per fare festa.
Il riconoscimento dei matrimoni gay in Grecia amplia ulteriormente il numero degli Stati membri dell’Unione europea a favore dell’istituto. Adesso salgono a 16 i Paesi UE dove è consentito e riconosciuto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia). A loro si aggiungono altri sei Paesi UE che non riconoscono i matrimoni gay ma forme di unione civile (Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Lettonia).
La Grecia riprende un percorso interrottosi nel 2017, quando fu la Germania a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Da allora nessun altro aveva più seguito l’esempio offerto dall’allora governo Merkel. La repubblica ellenica diventa anche il primo Paese cristiano-ortodosso ad legalizzare matrimoni tra persone dello stesso sesso, rompendo di fatto un vero e proprio tabù all’interno di questo mondo. Bisognerà capire cosa potrà comportare questa riforma voluta dall’attuale primo ministro, vista l’assenza di 46 parlamentari in Aula al momento di un voto che rischia di scuotere Nea Dimokratia e ridisegnarne gli equilibri.