Bruxelles – C’è una frase che riassume efficacemente il complesso ruolo costruttivo che l’Unione Europea può svolgere nel Paese che da due anni è preso di mira per la guerra di aggressione all’Ucraina: “Il momento migliore per supportare la democrazia in Russia era 20 anni fa, il secondo è ora“. A pronunciare queste parole è la presidente dell’organizzazione non governativa Free Russia Foundation, Natalia Arno, che al Parlamento Europeo ha messo in chiaro la necessità di un sostegno da parte di Bruxelles all’altra faccia della guerra russa in Ucraina: la società civile russa zittita e perseguitata con ancora più intransigenza dal regime di Vladimir Putin.
Un confronto tra eurodeputati ed esponenti dell’opposizione russa andato in scena oggi (14 febbraio) all’Eurocamera, per ricordare che “una pace sostenibile in Europa richiede la trasformazione della Russia in una democrazia, e serve una strategia per arrivarci“, ha aperto le discussioni l’eurodeputato del Ppe, Tomas Tobé. L’appuntamento arriva a un mese dalle elezioni presidenziali in Russia, da cui le forze di opposizione democratica sono state completamente escluse (oltre a Putin sono stati autorizzati a correre solo tre candidati comunisti, liberal-nazionalisti e ultra-nazionalisti). “Serve uno scambio regolare con l’opposizione democratica russa e con le persone che si permettono di sfidare il regime autoritario e antidemocratico, anche con grandi rischi personali” – dall’avvelenamento a lunghe pene detentive in colonie di lavoro in Siberia – è l’esortazione dell’eurodeputato francese che ha presieduto la conferenza di oggi.
“Putin è arrivato al potere con le bombe sulla Cecenia e un quarto di secolo dopo continua a governare bombardando un Paese sovrano e scatenando la più grande guerra in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”, è stato l’esordio all’Eurocamera della presidente di Free Russia Foundation. In patria Putin ha reso “la Russia un regime corrotto e sanguinario, con censura, repressione, propaganda e controllo dei media”, una Russia “basata sulla distruzione dello Stato di dritto, sull’intolleranza e sull’ingiustizia”, dove “nessuna elezione dal 2000 a oggi è stata definita libera ed equa dagli osservatori internazionali”. Invasione dell’Ucraina e repressione interna vanno a braccetto, non solo nell’ottica dell’Unione Europea ma anche dell’opposizione a Putin nel Paese: “Da due anni ha catapultato la Russia da un’autocrazia a una dittatura sanguinaria, rafforzando la legislazione repressiva e colpendo la società civile, le opposizioni politiche, i giornalisti indipendenti e gli avvocati per i diritti umani”.
Anche le elezioni sono tali solo per modo di dire. “Non serve la sfera di cristallo per predire quello che succederà: Putin vincerà queste elezioni, rafforzerà il suo potere nel Paese e le considererà una conferma della sua guerra in Ucraina”, ha sintetizzato Arno, ricordando che il voto sarà svolto anche nei territori occupati illegalmente” in Ucraina. Perché – nonostante non si tratti di elezioni libere e gli oppositori politici vengano eliminati anche fisicamente – Putin “vuole legittimazione” dal popolo, come tutti i dittatori. Parole confermate anche dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Federazione Russa, Mariana Katzarova: “I leader autocratici che vogliono rimanere in carica, prima zittiscono la stampa e i media liberi, rendendoli strumenti di propaganda, poi la società civile e infine attaccano i Paesi vicini, anche i migliori dittatori del Novecento l’hanno fatto”. Il trend di repressione in Russia “va avanti da vent’anni, ma negli ultimi due si è cristallizzata la totale repressione politica e civile”, una dimostrazione che “le elezioni democratiche non possono funzionare in Paesi dove c’è una dittatura“, ha ricordato Katzarova, esortando i Paesi europei a non ostacolare i russi che fuggono dalla guerra e dai regimi di Russia e Bielorussia: “Dobbiamo difendere tutti, anche chi scappa perché non vuole uccidere o farsi uccidere”. All’orizzonte ci deve essere il futuro comune dell’Ue e della Russia che, anche senza Putin, ormai non è più tutto roseo: “Il regime è fragile e vulnerabile, ma quando cadrà sarà solo l’inizio di un duro processo verso la democrazia, perché ogni guerra è stata accompagnata da attacchi alla società civile”, ha avvertito Arno.