Bruxelles – L’Unione europea muove i primi passi per usare gli extra profitti dei beni russi congelati nell’Ue. Dopo l’accordo di principio raggiunto nei giorni scorsi, il Consiglio Ue ha adottato oggi (12 febbraio) una decisione e un regolamento per chiarire gli obblighi dei depositari centrali di titoli che detengono attività e riserve della Banca centrale russa immobilizzate a seguito delle sanzioni europee contro Mosca per la guerra in Ucraina.
Le sanzioni dell’Ue contro il Cremlino hanno vietato qualsiasi transazione relativa alla gestione delle riserve e delle attività della Banca di Mosca, dunque tutte le attività rilevanti detenute dalle istituzioni finanziarie negli Stati membri dell’Unione vengono “immobilizzate”. Una nota del Consiglio Ue spiega che le entità che detengono più di un milione di euro di attività della Banca centrale russa devono contabilizzare separatamente gli extra profitti accumulati per via delle sanzioni e devono tenere separate anche le entrate corrispondenti. Circa 260 miliardi di euro di asset della Banca centrale russa sono stati immobilizzati sotto forma di titoli e contanti nelle giurisdizioni dei partner del G7, Ue e Australia, di cui oltre due terzi nella Ue.
Si tratta del primo passo per portare la Commissione europea a proporre poi in un secondo momento di trasferire queste risorse a Kiev, anche se non è chiaro quando. La Commissione europea ha proposto lo scorso 12 dicembre ai governi di iniziare a raccogliere gli extra profitti generati dal capitale immobilizzato nell’Ue per poi andare a ricostruire l’Ucraina. Il ‘come farlo’ andrà stabilito poi in una seconda fase: per ora gli ambasciatori hanno trovato un accordo di spostare i profitti derivanti dai beni russi sanzionati nell’Ue in un conto separato, come primo, cauto, passo per andare poi a utilizzarli per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. A Bruxelles si parla di una ‘fase 1’, a cui seguirà a tempo debito una proposta su come utilizzare in concreto queste risorse (la cosiddetta ‘fase 2’).
Per evitare problemi legali, la Commissione ha proposto di utilizzare non gli asset veri e propri (che la Commissione europea ha stimato in circa 211 miliardi di euro), quanto i profitti derivati dal solo fatto di essere stati immobilizzati nel territorio dell’Ue, principalmente detenuti presso Euroclear, in Belgio, e presso Clearstream, in Lussemburgo. La proposta non avrà valore retroattivo, quindi non potrà prendere di mira gli extra profitti ricavati fino a questo momento, ma si applicherà dal momento in cui i governi avranno trovato una posizione comune sul tema. E solo sulle risorse confluite dalla Banca centrale russa, sottoposta a regime di sanzioni.