Bruxelles – L’ufficio per la sovranità dell’Ungheria è contrario al diritto dell’Unione europea ed è in violazione dello Stato di diritto. La Commissione europea boccia l’Ungheria, e avvia una procedura d’infrazione per un provvedimento considerato incompatibile con norme, principi e valori comunitari. Nel mirino la legge sulla difesa della sovranità nazionale, adottata dal parlamento ungherese il 12 dicembre 2023 ed entrata in vigore il 22 dicembre 2023. Una legge che non va.
La legge istituisce il cosiddetto Ufficio per la difesa della sovranità, incaricato di indagare su attività specifiche svolte nell’interesse di un altro Stato o di un organismo, un’organizzazione o una persona fisica stranieri, qualora possano violare o compromettere la sovranità dell’Ungheria, e sulle organizzazioni le cui attività che utilizzano finanziamenti esteri possono influenzare l’esito delle elezioni o la volontà degli elettori. Contiene inoltre disposizioni e modifiche alla legislazione ungherese vigente che vietano ai candidati, ai partiti politici e alle associazioni che partecipano alle elezioni di utilizzare finanziamenti esteri per influenzare o tentare di influenzare la volontà degli elettori per le elezioni in questione e di punire, a norma del diritto penale, l’uso di finanziamenti esteri nel contesto delle elezioni.
Dopo le verifiche del caso l’esecutivo comunitario è giunto alla conclusione che la legge “viola diverse disposizioni del diritto primario e derivato dell’UE”, oltre ad essere “in contrasto con diversi diritti fondamentali” sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, quali il diritto al rispetto della vita privata e familiare, il diritto alla protezione dei dati personali, la libertà di espressione e di informazione, la libertà di associazione, i diritti elettorali dei cittadini dell’Unione europea.
Avviare la procura per violazione dello Stato di diritto è dunque la diretta conseguenza. E’ l’ennesimo tassello di una situazione non nuova. I continui richiami sullo Stato di diritto hanno portato prima alla messa in stato d’accusa del Paese membro con l’attivazione del meccanismo sanzionatorio che può portare anche alla sospensione di voto in seno al Consiglio dell’UE, e addirittura richiesta di cancellazione della presidenza di turno in programma dall’1 luglio di quest’anno.
La Commissione dunque conferma la linea dura e intransigente, come fatto anche dalla commissaria per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, in occasione del dibattito d’Aula su Ilaria Salis, la maestra italiana detenuta in Ungheria e al centro di polemiche per le sue condizioni di detenzione. Balasz Ujvari, portavoce della Commissione europea per le questioni di bilancio, ricorda che ci sono 21 miliardi di euro di fondi europei bloccati proprio per le ripetute violazioni ungheresi dello Stato di diritto, tra Piano per la ripresa (10,4 miliardi), Coesione (5,3 miliardi), programmi specifici (2,6 miliardi) e altri programmi.