Bruxelles – L’Eurocamera e il Consiglio dell’Ue hanno raggiunto l’accordo per aggiornare l’ormai obsoleta direttiva europea del 2014 sulla riduzione dei costi della banda larga. Con la nuove legge sulle infrastrutture gigabit (Gia), l’Unione europea vuole definitivamente cambiare marcia e accelerare la diffusione dell’infrastruttura che regge le reti 5G. Tagliando contemporaneamente costi “inutilmente elevati”.
La legislazione è stata proposta dalla Commissione europea nel febbraio del 2023, con l’obiettivo di raggiungere i traguardi di connettività stabiliti nella bussola digitale dell’Ue per questo decennio. Ovvero la connettività su banda larga veloce (almeno 5G) per tutti i cittadini dei 27 Paesi membri e l’eliminazione di una disparità sempre più evidente nell’accesso e nell’alfabetizzazione digitale tra centri urbani e aree rurali.
Da un lato riducendo i costi della realizzazione dell’infrastruttura, causati in buona parte dalle procedure di concessione delle autorizzazioni prima della realizzazione o dell’aggiornamento delle reti. Procedure “ancora complesse, talvolta lunghe e diverse da uno Stato membro all’altro”. Dall’altro accelerando la realizzazione delle reti, garantendo certezza giuridica e trasparenza a tutti gli attori economici coinvolti e prevedendo processi di pianificazione e realizzazione più efficienti per gli operatori delle reti pubbliche di comunicazione elettronica.
“In Europa, l’introduzione della fibra e del 5G potrebbe essere molto più semplice con meno amministrazione”, ha ammesso Petra De Sutter, vicepremier belga che ha guidato le negoziazioni con il Parlamento europeo per conto del Consiglio dell’Ue. Per il commissario europeo per il Mercato unico, Thierry Breton, l’accordo è “un nuovo passo avanti verso un vero mercato unico digitale”, che definisce e armonizza le regole “per accelerare la diffusione delle reti, ridurre la burocrazia e portare la fibra ottica a tutti, ovunque”.
L’accordo provvisorio mantiene l’orientamento generale della proposta della Commissione, anche se i due colegislatori hanno modificato alcuni articoli. Sono stati introdotti un meccanismo di conciliazione obbligatorio tra enti pubblici e operatori di telecomunicazioni per facilitare la procedura di concessione delle autorizzazioni e un’eccezione per un periodo transitorio per i comuni più piccoli, nonché disposizioni specifiche per promuovere la connettività nelle zone rurali e remote. Sono state inoltre previste diverse eccezioni per le infrastrutture nazionali critiche .
Durante i negoziati, i negoziatori dell’Eurocamera hanno garantito il principio del “tacito assenso”, secondo cui il permesso di installare nuove infrastrutture verrebbe concesso se l’autorità amministrativa non risponde entro un periodo di quattro mesi.
La fine delle tariffe di roaming per le comunicazione intra-Ue
Infine, considerato che l’attuale prezzo al dettaglio per le comunicazioni intra-Ue regolamentate scadrà il 14 maggio 2024, l’accordo provvisorio prevede il proseguimento della tutela dei consumatori, soprattutto degli utenti vulnerabili, estendendo i massimali tariffari, che sono pari a 0,19 euro al minuto per le chiamate e 0,06€ per SMS. Fino al massimo al 2029, quando “non dovrebbe esserci più differenziazione dei prezzi al dettaglio basata esclusivamente sul fatto che le chiamate sono originate o terminate in diversi Stati membri”. L’abolizione delle tariffe intra-Ue.
L’eurodeputato liberale rumeno, Alin Mituța, relatore della proposta per il Parlamento europeo, ha affermato: “Con questo regolamento, combinato con la fine delle tariffe di roaming, le chiamate da e verso qualsiasi parte d’Europa saranno perfettamente allineate alle tariffe nazionali. Questa è la fine dei confini per la comunicazione“.