dall’inviato a Strasburgo – La convinzione che i socialisti non perderanno terreno e che, anzi, ne acquisteranno. E il richiamo all’ordine per un partito popolare europeo (PPE) che fa parte di una storia europeista, eppure oggi troppo smemorato e confuso tanto da dimenticare che, se le urne dovessero produrre ciò che i socialisti prevedono, governare l’Europa senza i socialdemocratici non sarà possibile. Elly Schlein guarda all’Europa che verrà. La segretaria del Partito democratico si reca a Strasburgo per “lavorare con il gruppo” in vista del congresso del Partito socialista europeo in programma il 2 marzo a Roma.
La famiglia socialisti europei metterà a punto la sua strategia elettorale e soprattutto post-elettorale. “Prima il progetto, e poi dopo la squadra, con le liste e i nomi”, sintetizza Schlein. Dichiarazioni di concretezza che servono ad aggirare la domanda di una sua possibile candidatura, non esplicitamente esclusa nella circostanza. Segno che riserve le riserve non sono sciolte e le intenzioni tutte da stabilire.
Se i nomi non ci sono – o quantomeno non si fanno – il programma è invece già delineato, sia pur a grandi linee. Salute, lavoro, salario minimo, abolizione dello stage gratuito, transizione ecologica “che prenda per mano le famiglie e le imprese più vulnerabili”. La segretaria del PD traccia la rotta per il cammino che il Partito socialista europeo dovrà seguire.
L’obiettivo dei socialisti è e resta quello di un “grandissimo successo, anche grazie al nostro contributo”, alle elezioni di inizio giugno, con Schlein che garantisce che così “sarà”. In nome dell’Europa e dell’europeismo, quello vero. “Siamo l’unico argine ad una maggioranza tra destra ed estrema destra“, sottolinea con forza, in aperta critica al dialogo tra popolari (PPE) e conservatori (ECR). Alleanze inconcepibili: “E’ vergognoso vedere i popolari, con la loro tradizione di famiglia politica che ha contribuito a fondare l’Unione europea, correre dietro ai nazionalisti e agli anti-europeisti. Mi sembra un tradimento della loro stessa storia“.
Schlein getta il guanto di sfida, che non è solo elettorale. E’ culturale e di visione. “Noi siamo l’argine rispetto a questa deriva che si sta già producendo, proprio in Italia, nel vero volto dell’Italia”, una volta fondatrice dell’attuale Unione europea, e convinta sostenitrice del progetto di integrazione. La segretaria del PD attacca Meloni, ancora una volta, per la sua amicizia con Viktor Orban, il primo ministro ungherese al centro di critiche e censure per la sua condotta. E chiarisce: “Non ci sarà una maggioranza di questo genere” con PPE ed ECR alleati. Attraverso il lavoro che si apre a Strasburgo, con l’incontro tra segretaria del Partito democratico e alleati di gruppo, l’obiettivo è “respingere nel modo più assoluto questa eventualità”.