Strasburgo, dall’inviata – Accordo sì, ma al ribasso. I negoziatori di Parlamento e Consiglio Ue hanno fallito oggi (6 febbraio) nel tentativo di licenziare un accordo storico per armonizzare a livello comunitario una definizione del reato di stupro sulla base dell’assenza di consenso. Dopo cinque round negoziali, l’accordo c’è stato ma senza includere lo stupro, definito sulla base dell’assenza di consenso, tra i reati dell’Ue.
E’ da Strasburgo, dove è in corso la plenaria dell’Eurocamera, che i negoziatori hanno annunciato di aver raggiunto un’intesa politica sulla proposta di direttiva sulla lotta alla violenza di genere, avanzata dalla Commissione europea l’8 marzo 2022 con l’idea di criminalizzare una serie di reati, tra cui la mutilazione genitale femminile, la violenza online e lo stupro che viene definito nell’articolo 5 come ‘qualunque costrizione a un atto sessuale non consensuale’.
Deal!
We have an agreement on combating #ViolenceAgainstWomen and domestic violence.
For the first time ever, we criminalise wide-spread forms of #cyberviolence, such as non-consensual sharing of intimate images.
Thank you @FitzgeraldFrncs @EvinIncir and @EU2024BE pic.twitter.com/PNPrY7aYNc
— Věra Jourová (@VeraJourova) February 6, 2024
Al momento gli Stati membri non hanno una definizione comune di reato di stupro sulla base dell’assenza di consenso, pur considerandolo un reato inscritto nel codice penale ma la cui definizione non è uguale per tutti. L’accordo raggiunto tra colegislatori prevede che lo stupro non venga menzionato tra i reati dell’Ue, ma viene menzionato all’articolo 36 dedicato alla prevenzione per cui gli Stati membri si impegnano solo “a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il sesso non consensuale è considerato un reato”, spiega una nota dell’Eurocamera.
“Grande delusione” quella denunciata dalle due relatrici per l’Europarlamento – l’eurodeputata svedese Evin Incir (S&D) e l’irlandese Frances Fitzgerald (Ppe) – in una breve conferenza stampa a Strasburgo organizzata subito dopo l’annuncio dell’accordo. Il reato era previsto nella proposta della Commissione e confermato dalla posizione in Parlamento, ma è saltato a causa del blocco in seno al Consiglio Ue dove è stato impossibile raggiungere la maggioranza qualificata necessaria. “13 gli Stati membri”, tra cui l’Italia, che hanno sostenuto la proposta, come ricordato dalle relatrici, le quali hanno spinto nel negoziato per l’apertura attraverso l’articolo 36 verso il concetto di prevenzione sul reato.
“Speriamo che porti a sviluppare una cultura basata sul consenso”, si sono augurate. Confidando poi che grazie alla “clausola di revisione che obbliga la Commissione a valutare l’attuazione della direttiva entro i prossimi 5 anni” qualcosa possa cambiare. Francia e Germania, come Austria e Paesi Bassi, sono i grandi Paesi che si sono durante i negoziati, contrari a una definizione europea così specifica di stupro, lamentando l’assenza di una base giuridica per queste nuove regole.
L’Ue stima che una donna su tre abbia subito nella propria vita violenze fisiche o sessuali, per lo più perpetrate da partner intimi, mentre una donna su due ha subito molestie sessuali. Durante la pandemia di COVID-19, che ha costretto per mesi e anni la popolazione a restrizioni sulla propria libera circolazione costringendo a passare più tempo a casa, è stato registrato un aumento importante della violenza fisica ed emotiva contro le donne. E da quando internet e social hanno preso il sopravvento nelle nostre vite, anche la violenza online è diventato una tendenza in aumento.
Nonostante l’intesa sia al ribasso, è pur sempre un passo avanti nella legislazione comunitaria. La direttiva introduce norme a livello europeo sulla criminalizzazione di alcune forme di violenza di genere e un migliore accesso alla giustizia, alla protezione e alla prevenzione. Includerà un elenco più lungo di circostanze aggravanti per i reati, tra cui i crimini contro una figura pubblica, un giornalista o un difensore dei diritti umani, l’intento di punire le vittime per il loro orientamento sessuale, il sesso, il colore della pelle, la religione, l’origine sociale o le convinzioni politiche e l’intento di preservare o ripristinare l'”onore”. Poi ancora, saranno introdotte norme contro le mutilazioni genitali femminili e norme specifiche per i reati online, tra cui la diffusione di materiale intimo e il cyberflashing. L’intesa è provvisoria fino a quando non sarà formalmente adottata da entrambe le istituzioni separatamente.