Strasburgo, dall’inviata – Accordo. Sono bastati tre incontri interistituzionali ai negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio Ue per raggiungere un accordo sul ‘Net-Zero Industry Act’, il regolamento per sviluppare un’industria a emissioni zero, ultimo pilastro rimasto da approvare del Piano industriale per il Green Deal annunciato dalla Commissione europea lo scorso anno. Una risposta ‘Made in Europe’ all’Inflation Reduction Act, il massiccio piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Usa per dare una spinta agli investimenti nelle tecnologie pulite.
La legge per le tecnologie che possono contribuire al net-zero (ovvero a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro la metà del secolo) in sostanza si compone di permessi accelerati, progetti strategici per la decarbonizzazione dell’industria europea entro il 2030 e una serie di tecnologie chiave con cui realizzarla, dai pannelli solari alle pompe di calore fino alle tecnologie per l’espansione della rete.
I colegislatori hanno mantenuto gli obiettivi principali del regolamento della Commissione europea: entro il 2030, questo l’obiettivo fissato, l’Unione europea dovrà essere in grado di produrre il 40 per cento del fabbisogno annuo di tecnologia necessaria per raggiungere gli obiettivi della transizione. L’intesa politica prevede inoltre un obiettivo specifico per la cattura e lo stoccaggio della CO2, con una capacità annua di iniezione di almeno 50 milioni di tonnellate da raggiungere entro il 2030.
Rispetto alla proposta originaria e su spinta dell’Eurocamera, i negoziatori dell’Ue hanno deciso di stilare un unico elenco di tecnologie net-zero considerate fondamentali per raggiungere gli obiettivi di produzione ‘Made in Europe’, tra cui anche il nucleare. La proposta della Commissione operava una distinzione tra tecnologie “strategiche” e “non strategiche” per lo zero netto, che nell’accordo finale è venuta meno. I progetti con il potenziale per decarbonizzare in sostanza potranno beneficiare di procedure di autorizzazione accelerate per la costruzione o l’espansione e di indicazioni per l’accesso ai finanziamenti.
Il limite temporale per la concessione di un permesso per la costruzione o l’espansione di grandi progetti manifatturieri con tecnologia a zero emissioni nette (più di 1 gigawatt), così come quelli non misurati in gigawatt, sarà un massimo di 18 mesi. Per i progetti più piccoli (meno di 1 gigawatt), il termine per la consegna del permesso è di un anno. Sempre su spinta dell’Europarlamento, l’accordo prevede di promuovere su base volontaria le valli industriali a zero emissioni, ovvero un raggruppamento delle attività industriali dello stesso tipo per ridurre impatto ambientale e offrire una simbiosi.
Quanto alle aste per lo sviluppo di tecnologie legate alle energie rinnovabili, l’accordo prevede che lo Stato potrà applicare sia criteri di prequalificazione che di aggiudicazione non legati al prezzo, come la sostenibilità ambientale, il contributo all’innovazione o l’integrazione dei sistemi energetici. Questi criteri dovranno applicarsi ad almeno il 30 per cento del volume messo all’asta ogni anno per Stato membro. L’accordo provvisorio raggiunto con il Parlamento europeo deve ora essere approvato e adottato formalmente da entrambe le istituzioni.
“NZIA rafforzerà la capacità di produzione di energia pulita dell’Ue, aumenterà la nostra competitività e resilienza industriale”, commenta la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dopo l’accordo. “E creare posti di lavoro puliti e di qualità. Garantire che siamo ben attrezzati per raggiungere i nostri obiettivi climatici”.