Bruxelles – Nessun giudizio di merito o sulla sostanza del disegno di legge con cui l’Italia vuole vietare la commercializzazione della carne coltivata o sintetica. Bruxelles smentisce Roma e spiega di aver archiviato il disegno di legge italiano per vietare la vendita o la produzione di alimenti e mangimi sintetici per vizi procedurali, non di sostanza. In questa fase, Bruxelles non “ha osservazioni di merito”, ha precisato oggi la portavoce dell’esecutivo comunitario per il mercato interno, Johanna Bernsel, durante il briefing quotidiano con la stampa, spiegando che la chiusura dell’iter del sistema di notifica Tris (Technical Regulation Information) “è stata fatta su base procedurale perché la legge e stata approvata in violazione dei termini sospensivi del regolamento Tris”.
La portavoce ha risposto a una domanda sulle dichiarazioni rilasciate ieri (primo febbraio) dal ministro per l’agricoltura e la sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. La chiusura della procedura “comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto della Ue in tema di mercato interno. Diversamente, la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica”, ha detto in una nota Lollobrigida, assicurando che “non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all’Italia di abrogare la legge”. Non e cosi e non è vero che l’Italia non puo incorrere in una procedura di infrazione. La precisazione da parte del ministro è arrivata ieri dopo la pubblicazione da parte del quotidiano online Il Foglio della lettera con cui la Commissione europea comunica all’Italia la chiusura dell’iter di procedura perche “il testo è stato adottato dallo stato membro prima della fine del periodo di sospensione”.
Il governo Meloni è stato tra i primi a scagliarsi contro la carne coltivata in laboratorio, comunemente chiamata ‘carne sintetica’ per “tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici”, si legge nel provvedimento di legge che prevede sanzioni in denaro per chi non rispetta le norme. Anche se fino ad ora la carne coltivata in laboratorio, quella che nel dibattito pubblico viene chiamata ‘carne sintetica’, non ha ancora mai ricevuto alcuna autorizzazione al commercio in Unione europea. La mossa in avanti del governo Meloni per accontentare il mondo delle lobby dell’agroalimentare italiano al momento è molto più che prematura su un dibattito ancora poco avviato. E soprattuttp rischia di andare contro le regole del mercato interno comunitario.
La carne coltivata in laboratorio – così come l’assunzione di proteine da insetti – sono esempi di cosiddetti ‘nuovi alimenti’ (novel food, ndr), come vengono definiti da Bruxelles quei cibi che non sono stati consumati “in modo rilevante” prima del maggio 1997. La categoria comprende nuovi alimenti, alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti. Il governo italiano, apprende Eunews, ha notificato lo scorso 27 luglio alla Commissione il progetto di legge sulle carni di allevamento, sette giorni dopo il primo via libera al Senato. Poco dopo però ha fatto marcia indietro ritirando la notifica, nell’ottica, presumibilmente, di aspettare il passaggio definitivo alla Camera. L’iniziativa legislativa è stata notificata a Bruxelles come qualunque altro progetto di legge che potrebbe ostacolare tecnicamente gli scambi commerciali da parte degli Stati membri, all’interno del mercato unico. E che, potenzialmente, potrebbe costringere Bruxelles ad aprire una procedura di infrazione contro il Paese.
Il governo ha notificato il decreto a Bruxelles attraverso il sistema di notifica Tris (Technical regulation information), operativo dal 2015 proprio per prevenire la creazione di barriere nel mercato interno prima che si materializzino. Gli Stati membri notificano i loro progetti legislativi e la Commissione li analizza alla luce della legislazione dell’Ue. L’Italia aveva prima notificato, poi ritirato la notifica per (questo almeno quanto dichiarato da Palazzo Chigi) di voler aspettare di concludere l’iter parlamentare in cui il progetto di legge poteva essere modificato dagli emendamenti, prima di presentare una nuova notifica. L’Italia, a quanto afferma Bruxelles, ha adottato il disegno di legge non rispettando i tempi di sospensione previsti dalla normativa europea.
Un nuovo scontro con Bruxelles arrivera quando e se ci sara mai una richiesta di autorizzazione al commercio da parte dell’Ue in qualunque Paese membro. Il divieto di vendita e produzione ostacola la libera circolazione, dal momento che intende imporre il divieto agli “operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare ovvero promuovere ai suddetti fini alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati”, come si legge all’articolo 2.