Bruxelles – Immigrazione e competitività, il legame è possibile ma in Italia si fa fatica a cogliere l’opportunità che offre il fenomeno dei flussi. L’Unione europea ha un meccanismo che permette di attrarre i cervelli stranieri, e inserire nel tessuto economico-produttivo, e quindi nel mercato del lavoro, lavoratori altamente qualificati. Un meccanismo che si realizza attraverso la carta blu, uno speciale permesso di soggiorno che vede fare la fortuna di altri Stati europei. Nel 2022 l’Italia ha emesso poche di queste carte, e il confronto non premia il sistema Paese rispetto ai concorrenti UE.
I dati Eurostat dedicati al tema mostrano che ci sono economie che costruiscono parte della propria forza sui lavoratori altamente qualificati provenienti da Paesi terzi. La Germania, in particolare, mostra di essere attenta a selezionare immigrati di qualità: solo nel 2022 ha concesso 63.242 permessi. Nessuno come il motore dell’eurozona e d’Europa, se si considera che la Polonia, secondo per numero di carte blu concesse, ne ha emesse 4.931. L’Italia, invece, appena 572, superata anche da Lituania (3.924), Francia (3.876), Lussemburgo (1.011), Bulgaria (922), Repubblica ceca (636).
Se i lavoratori altamente qualificati sembrano interessare poco politica e imprese d’Italia, i ricercatori lo sono ancora meno. Perché a guardare i numeri sulla concessione di permessi di soggiorno per cittadini extra-comunitari lo Stivale risulta ancor più schiacciata dal dinamismo dei partner europei. Nel 2022, rileva l’istituto di statistica europeo, sono stati ammessi appena 803 ricercatori di Paesi terzi, praticamente niente rispetto a Germania e Francia, che ne hanno accolti oltre 100mila (132.357 e 110.144 rispettivamente). A questi si aggiunge la Spagna (53.159), che si aiuta con i talenti esterni per la propria economia. Ciò a scapito dell’Italia, che pure teme di essere superata propria dalla Spagna a livello economico.
Il governo Meloni questa preoccupazione l’ha espressa alla nona edizione di How Can We Govern Europe, il principale evento sulle politiche europee organizzato ogni anno da Eunews. E’ stato il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, a condividere pubblicamente i timori per un cambio di pesi all’interno dell’eurozona. Eppure, nonostante questo, l’Italia fa fatica a fare tesoro delle opportunità che mobilità e immigrazione possono offrire.
In materia di ricerca, oltre a Germania, Francia e Spagna, l’Italia è surclassata dai Paesi del Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), dal blocco di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia), dai baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), Paesi scandinavi (Svezia e Finlandia), e pure da Cipro. Si fa prima a dire chi richiede meno ricercatori dell’Italia: Croazia (419), Malta (26), Grecia (0).