Bruxelles – I negoziatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue hanno raggiunto oggi (29 gennaio) un accordo politico provvisorio sulla proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, uno dei principali risultati del piano d’azione dell’Ue per l’inquinamento zero. L’obiettivo è estendere il campo di applicazione della direttiva e allinearla agli obiettivi del Green Deal, introducendo una scadenza per raggiungere la neutralità energetica nel settore, ma anche uno schema di responsabilità estesa del produttore per garantire un contributo equo dei settori più inquinanti al trattamento delle acque reflue per i microinquinanti.
Sul trattamento delle acque reflue l’accordo estende a tutti gli agglomerati con almeno mille abitanti equivalenti l’obbligo di sottoporre le acque reflue urbane a un trattamento secondario (cioè la rimozione della materia organica biodegradabile) prima di scaricarle nell’ambiente entro il 2035. Sul trattamento terziario (cioè l’eliminazione di azoto e fosforo) e per il trattamento quaternario (cioè l’eliminazione di un ampio spettro di microinquinanti) rispettivamente entro il 2039 e il 2045, gli Stati membri dovranno garantirne l’applicazione negli impianti più grandi a partire da 150 mila abitanti equivalenti, con obiettivi intermedi nel 2033 e 2036 per il trattamento terziario e nel 2033 e 2039 per il trattamento quaternario.
Sul piano della neutralità energetica e delle fonti rinnovabili i co-legislatori hanno introdotto un obiettivo al 2045, entro cui gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovranno produrre energia da fonti rinnovabili, sulla base di regolari audit energetici, con obiettivi intermedi progressivi. L’energia può essere prodotta all’interno o all’esterno dell’impianto e fino al 35 per cento dell’energia non fossile può essere acquistata da fonti esterne. L’accordo provvisorio dovrà ora essere confermato da entrambi i co-legislatori.