Bruxelles – Quando i sondaggi elettorali danno l’estrema destra europea sulla cresta dell’onda in vista delle elezioni di giugno, è all’interno del gruppo Identità e Democrazia che il più grande successo alle urne potrebbe naufragare. È stata l’ex-presidente del partito di estrema destra francese Rassemblement National, Marine Le Pen, ad aprire una prima frattura con gli alleati tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD), e solo le prossime settimane potranno chiarire se questa divergenza sarà insanabile o se rientrerà in virtù di una prospettiva di più lungo termine a Bruxelles: “Dovremo discutere insieme di differenze così importanti e vedere se hanno conseguenze sulla nostra capacità di allearci nello stesso gruppo” al Parlamento Europeo, ha avvertito ieri (25 gennaio) Le Pen nel corso di una conferenza stampa a Parigi.
A sollevare le perplessità di quella che è tutt’ora la stella polare dell’estrema destra francese sono state le notizie sul piano di “remigrazione” – ovvero espulsioni su larga scala di persone migranti con permesso di soggiorno e richiedenti asilo, e di cittadini tedeschi di origine straniera – emerse da un’inchiesta di Correctiv sulla riunione di fine novembre a Potsdam tra figure di spicco di AfD (compreso il consigliere della co-presidente, Alice Weidel), i finanziatori del partito e alcuni esponenti neonazisti. Notizie che in Germania hanno portato alla mobilitazione di un milione e mezzo di persone nelle piazze delle principali città, ma che rischiano di avere un effetto più ampio sullo scacchiere politico europeo. “Sono totalmente in disaccordo con la proposta che sarebbe stata discussa o decisa in questa riunione“, ha messo in chiaro Le Pen, ribadendo che il partito di cui è stata presidente fino al 2021 (ed eurodeputata dal 2004 al 2017) difende “tutti i francesi, indipendentemente dalle condizioni in cui hanno acquisito la loro nazionalità”. Senza mezzi termini Le Pen si è detta in “netta opposizione ad AfD” su questo tema: “Non abbiamo mai difeso alcun tipo di ‘remigrazione’, nel senso di ritirare la nazionalità francese a persone che l’hanno acquisita, anche in condizioni che contestiamo”.
La potenziale scissione tra i due partiti di estrema destra potrebbe avere delle conseguenze di ampia portata per tutto il gruppo europeo di Identità e Democrazia in vista del voto del 6-9 giugno e dei posizionamenti e alleanze nella prossima legislatura. A oggi Id è il gruppo con il minor numero di eurodeputati (58) appena sopra quello della Sinistra (38) ma, secondo le ultime proiezioni di ciò che potrebbe accadere alle urne nei 27 Paesi membri, potrebbe essere proprio quello con il più ampio margine di crescita, grazie a un potenziale incremento di 40 seggi e il raggiungimento del terzo posto all’Eurocamera (dietro solo al Partito Popolare Europeo e all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, entrambi in leggero calo). A favorire l’impennata elettorale sarebbe proprio l’exploit tedeschi di AfD – dati oggi tra il 21 e il 22 per cento – e la crescita di Rassemblement National – attorno al 28 per cento – nonostante il crollo verticale della Lega (dal 28 al 9).
Uno scenario roseo per l’estrema destra a Bruxelles, che potrebbe però essere rovinato dalla frattura tra francesi e tedeschi. Eunews ha provato a contattare la leadership di Id al Parlamento Europeo, ma al momento della pubblicazione dell’articolo non è arrivato nessun commento sul rischio di spaccatura o sulle prospettive di tenuta del gruppo con tutti i suoi membri nazionali. Sembra inverosimile pensare a un allontanamento di Afd – anche, ma non solo, considerato il tesoretto di seggi che dovrebbe portare nella configurazione del prossimo emiciclo – mentre non è totalmente esclusa una strizzata d’occhio di Le Pen alla famiglia dei Conservatori e Riformisti Europei presieduta dalla prima ministra italiana, Giorgia Meloni. “Non posso che rallegrami nel vedere che un certo numero di forze che condividono il desiderio che le nazioni possano conservare la loro sovranità diano prova di apertura nei nostri confronti”, ha commentato la leader di Rassemblement National nel corso della stessa conferenza stampa, rispondendo a una domanda sul rapporto con Meloni ed Ecr: “Forse potremo dibattere di posizioni comuni da difendere al Parlamento Europeo dinnanzi a una Commissione che cerca di ottenere sempre più potere senza consultare i popoli”. Secondo i sondaggi il gruppo Ecr potrebbe insidiare Renew Europe come quarta forza all’Eurocamera (con 85 eurodeputati), ma farebbe un balzo enorme – ai danni di Identità e Democrazia – in caso di ingresso dell’estrema destra francese.