Bruxelles – Un’Agenda “laica e progressista” per affrontare la questione del fertility gap – il divario tra quanti figli le persone vorrebbero avere e quanti ne hanno effettivamente – mettendo al centro la libera scelta dell’individuo. “Non si tratta di convincere nessuno ad avere figli, o più figli, vogliamo semplicemente creare le condizioni affinché ognuno possa essere libero di avere quanti figli desidera, e di farli, o a almeno iniziare a provarci, quando vuole”, ha spiegato la giornalista, imprenditrice sociale e fondatrice dell’iniziativa The Why Wait Agenda, Eleonora Voltolina, lanciando al Parlamento Europeo l’impegno pubblico per agire a livello europeo per colmare il fertility gap e trattare il tema dei fattori esterni che possono incidere sulla scelta delle persone.
“Quasi ovunque in Europa le persone desiderano avere due figli ‘abbondanti’, ma il tasso di fecondità totale è attualmente soltanto 1,53 figli per donna”, ha ricordato Voltolina, introducendo la questione delle motivazioni per cui “troppe persone si sentono obbligate a rimandare la scelta di fare figli“. Dai problemi di fertilità alla discriminazione nei confronti delle donne sul posto di lavoro perché potenzialmente ‘a rischio maternità’, dalle disparità all’interno della famiglia sulle attività di cura all’accesso alla riproduzione medicalmente assistita oggi negato in molti Paesi ad alcune categorie di persone. Ecco perché, di fronte a una realtà complessa, le risposte non possono essere semplicistiche: “La scelta deve essere sempre la stella polare” e, a differenza della “stragrande maggioranza delle organizzazioni e dei partiti politici che attualmente pongono il tasso di natalità in cima alle loro agende politiche”, The Why Wait Agenda ribadisce con forza che “qualsiasi limitazione dei diritti riproduttivi e sessuali, come la contraccezione e l’aborto, come strategia politica per aumentare il tasso di natalità deve essere completamente respinta“.
Tra i punti principali dell’impegno pubblico a colmare il fertility gap vanno ricordati la consapevolezza e l’educazione alla fertilità, le politiche paritarie di congedo per i genitori, il cambiamento culturale verso la genitorialità paritaria, il contrasto alla motherhood penalty (lo svantaggio aggiuntivo delle donne con figli rispetto a quelle senza) nel mercato del lavoro, l’accesso universale alla riproduzione medicalmente assistita indipendentemente dallo stato civile e dall’orientamento sessuale. “Non siamo qui per giudicare le persone per quando, come o con chi scelgono di creare una famiglia”, ha messo in chiaro Voltolina, rivolgendosi a chiunque si senta interessato dalla questione della natalità: “Vogliamo parlare di coppie eterosessuali che hanno figli, di donne single, di coppie Lgbtq+“, a famiglie “con genitori giovani e con genitori anziani, madri e padri casalinghi o che lavorano”, di attività di cura “che non hanno genere”. Di qui l’appello agli eurodeputati di questa e della legislatura post-elezioni europee di giugno: “Spero che il prossimo Parlamento Ue non consideri il calo delle nascite come un problema solo femminile”, è la speranza della fondatrice dell’iniziativa, ribadendo che “per raggiungere la parità di genere è necessario considerare i figli come una responsabilità condivisa, dentro e fuori casa“.
Il primo firmatario dell’impegno lanciato dal progetto di Journalism for Social Change sul fertility gap è il capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo, Brando Benifei, che ha supportato l’Agenda con convinzione: “Sono contento di firmare questo impegno, che prende posizione in maniera intelligente e articolata sul cruciale tema della natalità“. Nel corso dell’evento di presentazione di ieri (24 gennaio) all’Eurocamera, la demografa e professoressa all’Università di Padova Alessandra Minello ha ricordato che “la centralità della fertilità non si limita solo al suo aspetto economico”, ma “le esperienze personali, soprattutto quelle legate alla salute riproduttiva, devono essere messe al centro della riflessione”. Il fondatore e direttore della fondazione olandese Emancipator, Jens Van Tricht, ha poi sottolineato con forza che “la nostra priorità è l’impegno e le responsabilità dei padri nella cura, nella famiglia e nella riproduzione“, anche attraverso “parità di lavoro retribuito e non retribuito, rivalutazione della cura e della riproduzione, equilibrio tra lavoro e vita”, da realizzare con una “profonda trasformazione culturale per liberare tutti dagli stereotipi di genere che limitano ognuno di noi“.