Bruxelles – Avanti come da programma. La Banca centrale europea lascia invariati i tassi di interesse, tenendo fede a quella tabella di marcia che vuole un eventuale ripensamento non prima di luglio. La riunione del consiglio direttivo della BCE dunque non riserva sorprese per mercati ed economia reale. “Il consenso attorno al tavolo era che fosse prematuro discutere di tagli dei tassi“, spiega la presidente della BCE, Christine Lagarde, al termine della riunione. “Un’altra cosa su cui c’era molto consenso attorno al tavolo era che dovevamo continuare a dipendere dai dati” nel prendere le decisioni di politica monetaria, e così sarà.
I dati suggeriscono che “le rigide condizioni di finanziamento stanno frenando la domanda e ciò sta contribuendo a spingere verso il basso l’inflazione“. Così recita la nota di accompagnamento alle decisione assunte a Francoforte, dove proprio per questo motivo non si intende, per ora, cambiare rotta. Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale resta al 4,5 per cento, il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale non si sposta dalla soglia del 4,75 per cento e il tasso di interesse sulla linea di deposito rimane al 4 per cento.
Lagarde vuole rispondere alla critiche di quanti vedono nella politica restrittiva un elemento di strozzatura dell’economia. “Sono fiera del mio staff, sono orgogliosa di presiedere questa istituzione”, la premessa. Quindi la sottolineatura: “Siamo guidati da una missione, che è la stabilità dei prezzi, e serviamo gli europei“.
Se la BCE fa ciò che può e deve, altrettanto però deve avvenire a livello di Stati membri. Dati alla mano, quelli su cui l’Eurotower basa le proprie decisioni, “l’economia dell’area dell’euro è probabilmente stagnante nell’ultimo trimestre del 2023“, rileva Lagarde. Una situazione che potrebbe protarsi, visto che “i dati in arrivo continuano a segnalare la debolezza nel breve termine“. Tra conflitto russo-ucraino, conflitto in Medio Oriente, crisi del mar Rosso, “i rischi per la crescita economica rimangono inclinati al ribasso”. Tuttavia, ammette la presidente della BCE, “alcuni indicatori di indagine previsionali indicano una ripresa della crescita più avanti”. A patto che si facciano i compiti a casa.
Innanzitutto occorre “ridurre gradualmente gli elevati rapporti debitori sul debito pubblico”, sottolinea Lagarde. E poi vanno realizzate le riforme. Le riforme strutturali e gli investimenti per migliorare la capacità di approvvigionamento dell’area dell’euro, che sarebbero sostenuti dalla “piena attuazione del programma Next Generation dell’UE” e quindi dei piani nazionali per la ripresa (PNRR), “possono contribuire a ridurre le pressioni sui prezzi a medio termine” e quindi l’inflazione.
Tra le riforme c’è anche quella del Meccanismo europeo di stabilità. La cita indirettamente, Lagarde, quando sottolinea che “è imperativo accelerare i progressi verso l’Unione dei mercati dei capitali e il completamento dell’Unione bancaria“. Per completare quest’ultima serve un MES riformato, con nuovi poteri e attribuzioni. Ma tutto è bloccato in Italia, per la mancata ratifica del Parlamento italiano. Un altro, ennesimo, richiamo al governo Meloni e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.