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    Home » Economia » Eggert (Eurofer): “Europa rischia di produrre meno acciaio, ma verde. Idrogeno la sfida dei prossimi anni”

    Eggert (Eurofer): “Europa rischia di produrre meno acciaio, ma verde. Idrogeno la sfida dei prossimi anni”

    Il direttore generale dell'associazione dei produttori europei del settore a Eunews: "Obiettivi UE troppo ambiziosi, per essere in prima linea servono misure che salvaguardino la produzione UE"

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    24 Gennaio 2024
    in Economia
    Il direttore generale di Eurofer, Axel Eggert [foto: Eurofer]

    Il direttore generale di Eurofer, Axel Eggert [foto: Eurofer]

    Bruxelles – L’industria dell’acciaio ha bisogno di idrogeno che però non c’è e va trovato in fretta, perché altrimenti in nome della sostenibilità si rischia di perdere capacità produttiva europea e la partita economico-commerciale sul mercato globale. Perché, in materia di concorrenza, “non c’è solo la Cina”, ricorda Axel Eggert, direttore generale di Eurofer. La sfida dell’acciaio ‘green’ europeo sarà al centro dell‘evento appositamente dedicato dalla Commissione europea in Italia, e che vedrà lo stesso Eggert tra i protagonisti. Nell’intervista concessa a Eunews ricorda che il settore ha ancora molto da offrire, a patto che si investa bene e si aiuti nell’innovazione. “Se perdiamo la ricerca perdiamo la possibilità di creare nuovi prodotti”.

    Eunews: La  Commissione Europea investe nella ricerca per l’acciaio verde. Può un’iniziativa del genere fare la differenza? Quanto è sicuro che questo tipo di finanziamenti dell’UE possa sostenere il settore dell’acciaio nell’affrontare efficacemente le sfide della transizione verde?

    Axel Eggert: “Questo tipo di finanziamenti è di cruciale importanza per lo sviluppo e l’innovazione del settore. Ci sono fondi che arrivano attraverso il programma per la ricerca Horizon dedicati a progetti di potenziamento industriale. Chiaramente fondi e finanziamenti dell’UE non riguardano solo le rinnovabili o la decarbonizzazione dell’acciaio, ma riguardano anche processi di utilizzo di materie prime, sfruttamento del potenziale dell’acciaio in quanto elemento. Oggi siamo già in grado di decarbonizzare quasi completamente dal punto di vista delle tecnologie ma c’è sempre qualcosa da fare e a cui dover guardare. Per esempio l’impiego di idrogeno su scala industriale per il settore dell’acciaio non è mai stato portato avanti e va sostenuto. C’è poi bisogno di più ricerca per un uso più efficiente dell’idrogeno. C’è ancora una grande differenza tra il metodo tradizionale di fare acciaio e il potenziale che offre l’innovazione”.

    E: Ha fatto riferimento all’idrogeno. Ritiene che sia la scelta migliore per la produzione di energia per le industrie ad alta intensità energetica? Se sì, l’UE è in grado di garantire una produzione sufficiente di idrogeno a un prezzo ragionevole per i consumatori industriali come il settore dell’acciaio?

    A.E. “Se si potesse usare direttamente l’elettricità sarebbe meglio. Tuttavia per certi tipi di industrie, come quelle dei fertilizzanti, dell’acciaio, e in parte anche quelle chimiche, serve idrogeno. Ne abbiamo bisogno, ma non c’è una tecnologia disponibile che consenta di utilizzare direttamente l’elettricità per fondere rottami di acciaio. Quindi abbiamo bisogno di idrogeno, e l’industria dell’acciaio fin qui ha la più alta efficienza nell’uso di idrogeno, il che significa che per chilo di idrogeno possiamo ridurre le emissioni di CO2 più che in ogni altro settore. Certo, serve idrogeno a prezzi ragionevoli così da rimanere competitivi, e questa è certamente una sfida per i prossimi anni. Servirà quindi sostegno, anche stabilire i mercati. I prezzi sono importanti se si pensa per esempio la concorrenza con gli Stati Uniti, che con l’Inflation Reduction Act sta sostenendo lo sviluppo dell’idrogeno verde. Negli Stati Uniti il costo per produrre idrogeno sarà quasi pari a zero, e l’UE deve andare nella stessa direzione. Abbiamo bisogno di un prezzo che sia tra i 2 e 3 euro per chilo di idrogeno per rimanere competitivi”.

    E: L’UE ce la può fare?

    A.E. “Certamente è la sfida di questi prossimi anni, ma una volta stabilita la rete infrastrutturale per l’idrogeno in tutta Europa il prezzo scenderà”.

    E: Riguardo alla quantità di idrogeno?

    A.E. “Se l’Europa avrà idrogeno a sufficienza? E’ anche questa una sfida. La nostra industria è pronta. Vogliamo investire per accrescere il ricorso e così ridurre l’impronta di carbonio, ma l’idrogeno non c’è. Quel poco di idrogeno che abbiamo deriva da fonti fossili, non solo in Europa. Sicuramente vanno realizzate le infrastrutture, le condutture devono essere pronte, serve energia elettrica per produrre idrogeno, e poi servono punti di stoccaggio. L’industria dell’acciaio ha bisogno di forniture consistenti. Da qui al 2030 avremo bisogno di circa 2 milioni di tonnellate di idrogeno solo per i progetti in corso. E’ vero che si può usare anche gas naturale, ma abbiamo bisogno dell’idrogeno per ridurre completamente l’impronta di carbonio. L’obiettivo della Commissione è quello di avere 10 milioni di tonnellate di idrogeno prodotte in Europa entro il 2030 e altre 10 milioni di tonnellate importate, un target che credo sia troppo ambizioso. Se riusciamo a garantire sette milioni di tonnellate di idrogeno sarebbe giù un bene. Ma per il settore è importante usare anche l’idrogeno nel modo più efficiente possibile”.

    E: Quindi ritiene che la Commissione abbia voluto un eccesso di sostenibilità ed essere stata troppo ambiziosa?

    A. E. “Se vogliamo essere i capofila e procedere più speditamente degli altri, allora vanno prese le giuste misure per salvaguardare la produzione in Europa. E’ questo ciò che conta. Se in Europa c’è un prezzo della CO2 così elevato bisogna essere sicuri che almeno le importazioni di acciaio rispondano agli stessi incentivi. Esattamente quello che non stiamo facendo. Così si rischia un’emorragia dell’industria in Europa”.

    E: Cosa significa nella pratica il Green Deal per il settore siderurgico europeo? Produrremo acciaio verde o meno acciaio in Europa?

    A.E. “Entrambe le cose, per com’è la situazione oggi. Produrremo meno acciaio, ma verde. Il problema è che in principio dobbiamo ridurre completamente l’impronta di carbonio al più tardi entro il 2034, perché i certificati di emissioni gratuiti si stanno esaurendo per i settori coperto dal meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiere (CBAM). Questo implica che senza certificati gratuiti per gli impianti non si può più decarbonizzare o si deve acquistare certificati di emissione sul mercato, ma nel 2034 ci attendiamo che il prezzo sia attorno ai 150-200 euro, che non si può scaricare sul consumatore. Se vogliamo decarbonizzare l’intero settore entro il 2034 mantenendo l’attuale capacità produttiva in Europa abbiamo bisogno di quattro milioni di tonnellate di idrogeno. Questo è complicato per l’industria dell’acciaio e le forniture di energia e prezzi accessibili. Senza le giuste condizioni dovremo ridurre la capacità produttiva dell’Europa e di conseguenza importare più acciaio anche a scapito dell’ambiente, perché lo dovremmo acquistare da Paesi che non decarbonizzano agli stessi ritmi dell’Europa e della sua industria”.

    Tags: acciaioAxel EggertEurofergreen dealidrogenoindustriasiderurgiasostenibilità

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