Bruxelles – L’Unione europea ha lanciato il suo “network per combattere un network”. Il mantra che la commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson, ripete da mesi, ha preso forma e sostanza: ad Anversa è nata l’Alleanza dei porti europei, una partnership tra pubblico e privato per combattere il traffico di droga e le infiltrazioni criminali nei porti di tutta Europa.
Il partenariato mira a riunire tutte le parti interessate – gli Stati membri, le autorità portuali, le associazioni europee, le agenzie dell’Ue, i rappresentanti delle autorità doganali e di polizia – per trovare soluzioni ad un problema ormai endemico. I sequestri di cocaina nell’Ue hanno raggiunto livelli record, con oltre 300 tonnellate sequestrate su base annua negli ultimi anni. Solo in Belgio, nel 2023 le autorità hanno sequestrato un quantitativo record di 121 tonnellate metriche di cocaina nel porto di Anversa, con un aumento del 10 per cento rispetto all’anno precedente.
“L’Europa ha un problema di droga – e sta peggiorando. Per affrontare il crescente afflusso di cocaina e altre sostanze illecite nell’UE, è necessario che le dogane, le forze dell’ordine e le autorità portuali lavorino insieme in modo più stretto ed efficace, è questo l’obiettivo dell’Alleanza dei porti europei”, ha spiegato il commissario europeo per gli Affari Economici, Paolo Gentiloni. Pionieri in questo sforzo sei Paesi europei – Olanda, Francia, Spagna, Germania, Italia e Belgio, che già nel 2021 avevano deciso di unire le forze e cooperare sulla resilienza dei propri sistemi portuali.
In sostanza, in linea con il Piano d’azione presentato da Ylva Johansson ad ottobre, la Commissione europea cercherà di coordinare una serie di operazioni di contrasto nei porti dell’Unione. Maggiori controlli, più mirati ed efficaci, azioni specifiche supportato da Europol, Eurojust e dalla Procura europea, campagne di sensibilizzazione e sostegno alle autorità portuali e alle compagnie di navigazione private. Il partenariato pubblico-privato si concentrerà sull’identificazione delle vulnerabilità, sulla condivisione delle migliori pratiche e sulla ricerca di soluzioni pratiche per rafforzare la sicurezza dei porti. Si riunirà annualmente a livello ministeriale per identificare le sfide rimanenti, stabilire le priorità strategiche e scambiare i progressi compiuti.
Johansson ha sottolineato l’urgenza di coinvolgere tutti i porti, perché “la criminalità organizzata è abile a spostarsi da un porto all’altro, a seconda delle opportunità che si presentano”. Prima di questa iniziativa, la commissaria svedese negli ultimi mesi si è recata anche all’origine dei traffici, in Ecuador e Colombia, e aveva siglato un accordo per “istituire un calendario di riunioni periodiche e un dialogo permanente” con il Consiglio Latino Americano per la Sicurezza Interna (Clasi).
Gentiloni ha sottolineato che l’Alleanza non sarà però sufficiente: “È altrettanto fondamentale che l’ambiziosa riforma delle dogane dell’Ue proposta dalla Commissione europea lo scorso anno venga approvata al più presto. Ciò consentirà uno scambio di informazioni più efficiente tra le dogane e le forze dell’ordine”. In gioco non c’è solo la salute dei cittadini europei, ma la sicurezza: metà degli omicidi nell’Unione europea sono collegati al traffico di droga. E la criminalità organizzata, con gli enormi profitti delle sostanze stupefacenti, “si sta infiltrando sempre più nell’economia legale”.