Roma – Le tensioni internazionali, i dazi e non ultime le politiche europee in tema di agricoltura e clima pesano anche su un settore in crescita. “Le sfide sono tante”, confessa Micaela Pallini, presidente di Federvini, a margine della presentazione a Roma dello studio di Filiera per i settori vini, spiriti e aceti, realizzato da Nomisma. È l’Europa che, denuncia, “provoca” le proteste degli agricoltori. “Perché i cambiamenti voluti dall’Ue su alcuni regolamenti sono forse insensati, pervasi da un ambientalismo ‘talebano’, che anziché aiutare le aziende sembrano ostacolarle”, tuona.
A questo si aggiunge una situazione geopolitica complessa, “le ultime guerre portano tensioni anche sui noli e sui trasporti che sono tornati a salire, non ci mancano sfide stimolanti”, afferma la presidente. Nonostante questo, però, le tre filiere di Federvini rappresentano il 19 per cento dell’export del Food and beverage. Un settore vitale per il Made in Italy, soprattutto all’estero. In Europa, con un’azione “su più fronti”, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, garantisce l’impegno del Paese per tutelare il comparto vitivinicolo nei diversi negoziati in corso, incluso quello sulle etichettature delle bevande alcoliche. “Su questo tema il governo è impegnato in un’intensa azione a difesa degli interessi del settore – sempre nell’ottica di un consumo responsabile – con la consapevolezza che la promozione delle nostre eccellenze si traduce anche nella diffusione di un modello di vita, incentrato su qualità dei prodotti, artigianalità dei processi, cultura e socialità”, afferma.
Gli occhi, ora, sono puntati al dopo elezioni: “Noi ci giocheremo tutto se non avremo un commissario in grado di bilanciare le spinte ambientaliste”, fa eco l’eurodeputato Paolo De Castro. “È anche questo il motivo delle proteste in Europa, c’è un malessere di fondo, la sensazione che gli agricoltori europei hanno di avere una commissione nemica dell’agricoltura”, accusa. Secondo lo studio di Nomisma, le filiere di Federvini rappresentano oltre 2.300 imprese (38.000 considerando anche quelle agricole di trasformazione) e valgono 21,5 miliardi di euro di fatturato diretto con 10 miliardi di euro di export. A fronte di 81 mila lavoratori direttamente occupati dalle imprese dei tre settori, grazie ad un effetto moltiplicatore pari a 5,8, se ne attivano oltre 460 mila nell’intero sistema economico nazionale che corrispondono a quasi il 2 per cento del numero complessivo di lavoratori in Italia.
“Questo studio mette in luce la dimensione straordinaria raggiunta, nel complesso, dalle filiere che rappresentiamo, le quali assumono un rilievo strategico per il sistema economico italiano con un valore aggiunto superiore ai venti miliardi di euro all’anno e un export che movimenta dieci miliardi di euro“, rivendica Pallini. Comparti che, afferma, meriterebbero la “massima considerazione e del più attento supporto istituzionale”. Imprese che però, ribadisce, “sono molto esposte a incertezze di natura geopolitica, normativa, commerciale, inflattiva. La difesa di questo patrimonio del Made in Italy, con la sua storia, cultura e reputazione, è una responsabilità tanto degli imprenditori, con le loro organizzazioni di rappresentanza, quanto delle istituzioni”, insiste. Il momento è “particolarmente sfidante”, conferma il direttore generale, Marco Montanaro: “Questo però non impedisce che l’export costituisca una parte davvero importante delle filiere, rappresenta un dato aggregato di circa 10 miliardi di euro in valore, ci sono ancora ampie possibilità in altri mercati di poter consolidare le posizioni delle filiere”.
Ogni euro di valore aggiunto direttamente generato dalle imprese dei settori vini, spiriti e aceti crea 4,2 euro nell’intera economia nazionale grazie agli impatti indiretti e indotti su altre filiere del made in Italy, spiega Emanuele Di Faustino, responsabile Industria retail e servizi di Nomisma, presentando uno studio condotto per Federvini. “La continuità del contributo strategico che le ‘filiere Federvini’ forniscono al sistema Paese è però messa ‘a dura prova’ dalle sfide legate all’incerto scenario macroeconomico e geopolitico internazionale”. Anche Di Faustino parla della recente crisi del Mar Rosso oppure all’indagine antidumping sui distillati europei da parte della Cina, aspetti che, avverte, “potrebbero incidere in maniera importante anche sull’export italiano, il fiore all’occhiello delle filiere Federvini”.
“Dobbiamo difenderci”, è la posizione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che sostiene la necessità di “continuare a sostenere la qualità che caratterizza da sempre le nostre produzioni apprezzate non solo in termini di esportazioni, ma anche come leva di attrazione dei territori sempre più dediti al turismo enogastronomico”.