Bruxelles – Nuovo patto di stabilità, l’Aula del Parlamento europeo avvia il negoziato inter-istituzionale. Si tenta la riforma delle regole comuni di bilancio, con un trilogo che inizia immediatamente. Gli europarlamentari riuniti a Strasburgo danno il via libera al mandato alle 12:20, a larga maggioranza (431 favorevoli, 172 contrari, 4 astenuti), con trattative tra istituzioni previste già per le 13:00. Un calendario serrato che risponde alle preoccupazioni della Commissione europea, e del responsabile per l’Economia, Paolo Gentiloni. “Non è rimasto molto tempo per un accordo”.
Il negoziato non sarà semplice. Al contrario “sarà duro”, anticipa Margarida Marques (S&D), co-relatrice del testo, decisa a battersi per modifiche che portino più attenzione alla sfera sociale. Ma, mette in chiaro, si va avanti perché “è meglio che tornare alle vecchie regole o non averne affatto. Qualsiasi altra affermazione è semplicemente ingenua, irrealistica e pericolosa”. Affermazioni che aprono lo scontro coi Verdi, che volevano invece evitare anche di avviare il negoziato.
I Greens però insistono. “Con questa riforma non potremo investire in servizi sociali”, tuona il co-presidente del gruppo, Philippe Lamberts, nel giro di discussione che precede il voto. “Questa riforma è un suicidio sociale e geopolitico“. Critico anche il gruppo de La Sinistra. “I Paesi si concentrano sulla spesa e questo ci riporta indietro ai tempi dell’austerità”, sostiene José Gusmao, preoccupato per “il potere discrezionale senza precedenti che si dà alla Commissione europea” nel processo di attuazione delle riforme e delle politiche di bilancio che, avverte, “non prevedono alcuna clausola di salvaguardia per gli investimenti pubblici”. Dai Non iscritti si leva la voce del Movimento 5 Stelle, convinto che “la nuova proposta, come al solito germanocentrica, è una occasione perduta di riformare le fondamenta di una governance che aveva già dimostrato non essere ottimale”. Una proposta che si dovrebbe affossare, ma che invece procede.
Il voto d’Aula vede anche la divisione dei partiti d’opposizione in Italia. Il PD vota in blocca a sostegno dell’avvio dei negoziati, mentre il Movimento 5 Stelle, fedele a considerazioni e riserve, vota contro. I partiti di maggioranza, invece, votano tutti per l’avvio del negoziato confermando la linea espressa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di una proposta di riforma del patto che sostanzialmente soddisfa governo e Paese.
La Commissione salute il voto d’Aula. Con le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e in Ucraina e le incertezze che derivano “non è un momento in cui l’Ue può tornare alle vecchie regole o avere incertezze sulle regole di bilancio“, sottolinea Gentiloni, che ora auspica “un compromesso in tempi rapidi”. Per avere un nuovo patto di stabilità entro la fine della legislatura serve un accordo inter-istituzionale “entro metà febbraio”, ricorda Gentiloni.
Dal PPE, invece arriva il pro-memoria di Ester De Lange a Paesi come l’Italia, chiamati a tagliare il debito dell’1 per cento l’anno, per come è il patto allo stato attuale. “Servono regole realistiche e rispettate”. E’ questa la ragione del voto favorevole dei popolari.