Bruxelles – “Inviteremo Giorgia Meloni a rompere il suo silenzio e condannare in modo chiaro i gruppi neofascisti in Italia“. A chiamare direttamente in causa, con tanto di nome e cognome, la presidente del Consiglio per la commemorazione a colpi di saluto romano ad Acca Larentia, sono i liberali al Parlamento europeo. La portavoce del gruppo RE, Catherine Laurence Martens-Preiss, mette in chiaro che il dibattito del 16 gennaio inserito all’ultimo nell’agenda dei lavori dell’Aula del Parlamento europeo è in realtà un momento che segna le distanze dell’Aula di Strasburgo dall’Italia e dalla sua attuale classe politica.
La consueta presentazione della sessione plenaria che precede i lavori del Parlamento Ue a Strasburgo rileva come nell’emiciclo ci sia una diffusa preoccupazione non solo per scene da ventennio, ma per la piega politica che sembra aver preso il Paese. “Riteniamo ancora più sconcertante il silenzio della prima ministra e ci chiediamo perché non abbia condannato” i fatti del 7 gennaio, tuona Ewan MacPhee, potavoce dei socialdemocratici (S&D), che il nome del capo di governo non lo fa, mai. Neanche quando sottolinea come “il dibattito si rende necessario ed è importante che il Parlamento faccia quello che non ha saputo fare il primo ministro italiano”, vale a dire condannare l’accaduto.
Dai conservatori (ECR), dove siede Fratelli d’Italia, si anticipa che nel corso del dibattito di martedì prossimo i deputati europei del partito di Meloni prenderanno la parola, e che il messaggio, assicura il portavoce del gruppo, Michael Strauss, sarà che il partito e i loro esponenti “sono distanti da attività del genere”. Poi il contrattacco, per respingere gli assalti degli altri gruppi: “Non abbiamo nulla in contrario al dibattito, ma ci sembra che sia motivato politicamente e punta ad un accostamento con l’attuale governo”.
Strauss tocca però il vero nodo della questione, quella di una credibilità compromessa, sulla scia di un accaduto che inevitabilmente finisce per investire il governo, come emerge dai rilievi che vengono mossi dalla portavoce de La Sinistra, Sonja Giese, al Paese e alla sua leader attuale. “E’ dovere di ogni democratico opporsi con coerenza all’estremismo di destra, al fascismo, al razzismo e all’antisemitismo“, sottolinea, anche lei senza citare la premier, di cui mette pubblicamente in dubbio la natura democratica. Non certo una bella situazione per un Paese fondatore dell’Ue.