Bruxelles – Dalla direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione alla storica adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul, passando per la direttiva sulla trasparenza salariale per la pari retribuzione. La Commissione europea a guida Ursula von der Leyen – la prima nella storia dell’Ue guidata da una donna – ha contribuito a sbloccare negli ultimi cinque anni dossier legislativi importanti per far progredire l’Unione come blocco unitario non solo sull’uguaglianza, ma anche contro la violenza domestica e di genere. Anche se molto è ancora da fare.
A pochi mesi dalla fine della legislatura, resta un ultimo tassello da incastrare nel puzzle che rischia verosimilmente di non vedere mai la luce e slittare direttamente alla prossima. Parliamo della proposta di direttiva sulla lotta alla violenza di genere avanzata dalla Commissione europea l’8 marzo 2022 con l’idea di criminalizzare una serie di reati, tra cui la mutilazione genitale femminile, la violenza online e lo stupro che viene definito nell’articolo 5 come ‘qualunque costrizione a un atto sessuale non consensuale’. Armonizzando quindi una definizione comune di reato di stupro sulla base dell’assenza di consenso.
Luglio, novembre e dicembre. Ad oggi si sono svolti già tre incontri tra i negoziatori di Parlamento e Consiglio, per arrivare a un accordo sulla proposta della Commissione europea. A quanto apprende Eunews da fonti parlamentari, il prossimo incontro negoziale potrebbe tenersi a fine gennaio o inizio febbraio. Ma siamo ancora lontani da un accordo, in particolare sulla controversa questione dello stupro.
Francia e Germania sono tra i Paesi che rallentano i negoziati, opponendosi a una definizione europea così specifica di stupro, lamentando l’assenza di una base giuridica per queste nuove regole. Gli Stati membri nella loro posizione negoziale adottata a giugno (e con rammarico anche dell’Italia) hanno rimosso ogni riferimento al principio del consenso per definire lo stupro a causa proprio dell’opposizione anche di Berlino e Parigi, insieme ad Austria e Paesi Bassi. Nel suo mandato – co-firmato dalle eurodeputate Frances Fitzgerald (Irlanda, Ppe) e Evin Incir (Svezia, S&D), – l’Eurocamera ha invece ampliato la definizione di atti non consensuali, sottolineando che il consenso può essere revocato in qualsiasi momento e aggiungendo situazioni in cui una vittima non è in grado di garantire la propria libertà di decidere a causa di paura, intimidazione, disabilità e altre circostanze vulnerabili.
L’Ue stima che una donna su tre abbia subito nella propria vita violenze fisiche o sessuali, per lo più perpetrate da partner intimi, mentre una donna su due ha subito molestie sessuali. Durante la pandemia di COVID-19, che ha costretto per mesi e anni la popolazione a restrizioni sulla propria libera circolazione costringendo a passare più tempo a casa, è stato registrato un aumento importante della violenza fisica ed emotiva contro le donne. E da quando internet e social hanno preso il sopravvento nelle nostre vite, anche la violenza online è diventato una tendenza in aumento.
All’urgenza di trovare un accordo sulla direttiva von der Leyen ha fatto cenno l’ultima volta a settembre, durante l’annuale Discorso sullo Stato dell’Unione. “Non può esserci uguaglianza senza libertà dalla violenza”, ha detto, scandendo che un principio “fondamentale” come il “no, significa no” deve essere trasformato in legge europea. A livello europeo la maggior parte degli Stati membri Ue, compresa l’Italia, ha una definizione legale di stupro priva di alcun riferimento al principio del consenso.