Bruxelles – La rotta è stata tracciata. L’agenda per una nuova stagione UE all’insegna di rinnovata competitività e sostenibilità c’è e ‘il cantiere Europa’ è in corso. Ma il vero punto è l’avvenire. “Cosa succede dopo?” Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, mette sul tavolo l’interrogativo dell’Ue per il post-PNRR. Perché i piani nazionali per la ripresa potranno essere finanziati dal meccanismo per la ripresa (NextGenerationEU) e il suo Recovery Fund fino al 2026, e dopo di allora trovare i tanti miliardi di euro necessari per la green economy a dodici stelle rischia di diventare il nuovo rompicapo dell’Ue in un contesto globale non certo sgombro da incertezze. Un futuro al quale Gentiloni parteciperà da politico, ma non da deputato europeo “non mi candiderò alle europee”, dice ai cronisti che gli chiedono informazioni sui rumors che arrivano dall’Italia circa la preparazione delle liste del Pd, uscendo dall’audizione.
“Non possiamo prorogare NextGenerationEU” oltre i tempi stabiliti, ricorda in audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo, e allora “dobbiamo iniziare a ragionare sul post-2026”. Il ragionamento Gentiloni lo avvia ufficialmente adesso, con largo anticipo. Perché il 2024 porta con sé non solo il proseguimento dei conflitti russo-ucraino e in Medio Oriente, che proiettano rischi al ribasso per la crescita dell’Europa e per l’economia globale, ma perché ci sono appuntamenti chiave come le elezioni negli Stati Uniti che rischiano di impattare ancora di più sull’agenda dell’Ue e dei suoi Stati membri.
Non chiama in causa nessuno in modo diretto, ma nel ricordare come l’Unione europea faccia parte di un “mondo globalizzato” richiama l’attenzione su una corsa alla sostenibilità che concorrenti come Cina e Stati Uniti stanno giocando con regole diverse. Adesso lo stimolo comunitario agli investimenti sta fornendo spinta e traino agli investimenti, ma “cosa fare dopo il 2026 sarà uno degli argomenti dei prossimi mesi e dei prossimi anni”.
Un lascito politico al Parlamento europeo che verrà, visto che il 2024 è, per ragioni di calendario, l’anno delle elezioni europee (6-9 giugno) prima ancora che quello delle presidenziali Usa (5 novembre). Anche se, a ben guardare, le elezioni di Taiwan di questo fine settimana (13 gennaio) potrebbero fornire già uno spunto di riflessione su come proseguire nella doppia transizione.
Taiwan è strategico per i microprocessori e semiconduttori che servono per l’agenda verde e digitale dell’Ue, motivo di un avvicinamento bilaterale non di oggi. Lai Ching-te, democratico-progressista, appare favorito per diventare il nuovo presidente dell’isola, con le incognite del caso. Potrebbe essere l’alleato giusto dell’Europa perché per nulla filo-Pechino, ma proprio le sue posizioni autonomiste potrebbero produrre le reazioni della Repubblica popolare cinese.
Non preoccupa l’immediato, non così tanto almeno. “La situazione non è allarmante e in generale non siamo in recessione”, vuole rassicurare Gentiloni parlando della congiuntura economica e delle previsioni per l’immediato. Anche perché il percorso di riforme “ha contribuito” fin qui, con i PNRR, a mettere l’Europa degli Stati in una situazione di resistenza di fronte agli shock prodotti da guerra in Ucraina e aumento dell’inflazione che ne è derivata. Il consiglio per tutti è andare avanti con il piano per la ripresa, ma la politica nazionale ed europea deve iniziare a ragionare sul futuro della sua agenda sostenibile.