Bruxelles – “Fuori è un po’ rumoroso, penso che sia giusto”. E’ dalla sua Germania, in una Germania scossa dalle proteste degli agricoltori, che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rilancia il dialogo strategico con il settore, che dovrebbe essere formalmente avviato nel mese di gennaio.
“Capisco molte delle preoccupazioni dei nostri agricoltori, hanno buoni argomenti dalla loro parte. Si occupano della sicurezza alimentare e vogliono un reddito equo e hanno bisogno di una sicurezza di pianificazione per il loro lavoro”, ha detto la leader tedesca nel suo discorso al ricevimento di Capodanno della Camera di commercio di Stade, in Germania. Ecco perché – aggiunge – “circa un terzo dell’intero bilancio europeo è riservato ai pagamenti all’agricoltura”.
Migliaia di agricoltori sono scesi in strada con i loro trattori nei giorni scorsi, paralizzando il traffico in varie regioni della Germania. Una protesta contro la stretta del governo di Olaf Scholz sui sussidi al settore. “I nostri agricoltori sono sottoposti a forti pressioni per cambiare”, ha ammesso la leader tedesca, assicurando che la Commissione europea sta “avviando un dialogo strategico con il settore agricolo e l’intera filiera”. Ancora nessuna data precisa.
Il dialogo strategico per rimettere gli agricoltori al centro della transizione è stato annunciato a settembre in occasione del Discorso sullo stato dell’Unione e confermato a dicembre da von der Leyen, che indicativamente ha indicato il mese di gennaio per l’avvio. Con l’uscita di scena dell’ex vice presidente Frans Timmermans, la Commissione europea ha lanciato una nuova fase del Green Deal, più attenta alla realtà industriale e agli agricoltori che negli ultimi mesi hanno manifestato il loro disappunto su alcuni dei pilastri chiave della strategia per la crescita verde dell’Europa. E la loro insoddisfazione è presto diventata bandiera politica del Partito popolare europeo (Ppe) in vista delle prossime elezioni di giugno. Il gruppo e in generale il centrodestra europeo ha preso di mira prima la proposta di Legge sul ripristino della natura, accusata di minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare in un momento delicato, come quello attuale, della guerra di Russia in Ucraina. E poi, ha contribuito ad affossare la proposta di riduzione dell’uso dei pesticidi, che ormai slitterà direttamente alla prossima legislatura.
Oltre all’impasse legislativa su alcuni pilastri chiave del Green Deal, la conseguenza più evidente è che, soprattutto in vista delle elezioni di giugno 2024, la Commissione europea ha iniziato a parlare e confrontarsi in maniera più diretta con i rappresentanti del comparto agroalimentare e del mondo industriale. I primi dialoghi sulla transizione energetica dedicati all’idrogeno e all’industria energivora sono stati già lanciati nelle scorse settimane.
Pochi ancora i dettagli, ma i dialoghi dovrebbero servire a trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi di sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori, non perdendo di vista gli obiettivi della transizione verde che devono coinvolgere anche il comparto (dal momento che da lì arriva oltre il 10 per cento delle emissioni).