Bruxelles – “Il semaforo è rotto”. La Germania entra nell’anno delle elezioni europee con uno degli slogan più preoccupanti per le forze europeiste, così come riportano i manifesti degli agricoltori tedeschi scesi per le strade di gran parte del Paese ieri (8 gennaio), il primo giorno di una settimana di proteste contro il governo guidato da Olaf Scholz. Una durissima contestazione che arriva nel pieno di una crisi non solo economica ma anche politica per la cosiddetta ‘coalizione semaforo’ – composta dai socialdemocratici della Spd (rossi), dai liberali della Fdp (gialli) e dai Verdi. In quadro estremamente frammentato sullo scacchiere politico tedesco, quando mancano cinque mesi alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo tutti e tre i partiti di governo sono crollati rispetto ai risultati dell’autunno 2021, mentre è alle stelle la popolarità della destra popolare ma soprattutto di quella estrema.
A dimostrare tutte le difficoltà del governo Scholz a intercettare e rispondere alle richieste dell’elettorato in Germania è proprio la protesta degli agricoltori contro il piano della ‘coalizione semaforo’ di eliminare gradualmente le agevolazioni fiscali sul gasolio. L’esecutivo si è trovato costretto a introdurre i tagli nel nuovo progetto di bilancio per il 2024 dopo lo stop a novembre da parte della Corte Suprema di quello precedentemente approvato. Il governo ha attenuato le proposte iniziali di tagliare tutti i privilegi fiscali degli agricoltori, ma nonostante ciò sono rimaste forti le polemiche del comparto agricolo, che denuncia il rischio di sopravvivenza per i professionisti con bassi margini di profitto a causa dell’eliminazione delle agevolazioni fiscali sul gasolio. Il cancelliere Scholz si è però rifiutato di accogliere ulteriori richieste, scatenando lo scontento degli agricoltori e alimentando le proteste di piazza.
I timori delle autorità tedesche riguardano però il fatto che queste proteste possano essere agganciate dai movimenti di estrema destra per rinfocolare la tensione sociale in Germania. “Gli estremisti di destra e altri nemici della democrazia stanno cercando di infiltrarsi e strumentalizzare le proteste“, è l’avvertimento lanciato dal ministero degli Interni guidato dalla socialdemocratica Nancy Faeser, a pochi giorni da uno degli episodi più preoccupanti per la storia recente del Paese. Giovedì scorso (4 gennaio) un centinaio di contadini ha impedito al vice-cancelliere e ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, di scendere da un traghetto a Schlüttsiel (Schleswig-Holstein) mentre ritornava dalle vacanze. “C’è il rischio che il dibattito possa diventare sempre più brutale, mettendo a repentaglio la legge e lo Stato di diritto“, è l’allarme lanciato dallo stesso co-presidente dei Verdi tedeschi. Prende le distanze l’Associazione degli agricoltori, che condanna l’episodio che ha coinvolto il ministro Habeck ed esclude la collaborazione con l’estrema destra: “Alle nostre manifestazioni non vogliamo gruppi radicali che desiderano rovesciare il governo, siamo democratici”, ha assicurato il presidente dell’organizzazione, Joachim Rukwied.
Lo scenario politico frammentato in Germania
Eppure è proprio a destra che bisogna guardare se si vuole analizzare la tensione politica e sociale in una Germania che sta affrontando le conseguenze dell’aumento dei prezzi dell’energia e la recessione economica. Dopo decenni di stabilità guidata dai partiti tradizionale di centro – cristiano-democratici e socialdemocratici – dall’insediamento dell’inedita ‘coalizione semaforo’ lo scenario politico è sempre più frammentato e sembrano essere le forze estremiste a poter trarre vantaggio della crisi tedesca. Il crollo dei tre partiti di governo è impressionante se si confrontano i risultati delle elezioni nazionali del 26 settembre 2021 con i sondaggi elettorali di due anni e mezzo più tardi: i socialdemocratici sono crollati al 15 per cento (-11 punti percentuali) i liberali al 5 (-7) e i Verdi al 13 (-2), che porterebbe la coalizione nel suo complesso a un -20 per cento delle preferenze degli elettori. A beneficiarne è solo il centro-destra popolare dell’Unione Cristiano-Democratica – al 32 per cento secondo i sondaggi (+8 punti) – ma soprattutto i nazionalisti di estrema destra di Alternative für Deutschland, dati oggi come secondo partito al 22 per cento (+12).
Anche se si tratta di sondaggi che poi dovranno essere testati alla prova delle urne, questa tendenza sta ormai proseguendo da mesi in Germania e già nell’autunno dello scorso anno ha evidenziato come in alcuni Land gli elettori si stiano rivolgendo sempre più a destra: alle elezioni del 9 ottobre negli Stati federati di Assia e Baviera l’AfD ha registrato il primo balzo in avanti a livello politico, mentre socialdemocratici, liberali e Verdi hanno tutti scontato pensanti sconfitte. Tre Land dell’ex-Germania Est – Brandeburgo, Turingia e Sassonia – andranno alle urne quest’anno e il partito di estrema destra è in testa su tutti e tre i fronti. Ma l’attenzione va rivolta soprattutto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo di giugno, quando non solo l’AfD testerà la propria forza elettorale, ma anche nuovi partiti emergenti che cercano di pescare nello stesso bacino di voti.
L’ultimo è – paradossalmente – quello lanciato ieri da uno dei volti più noti dell’estrema sinistra tedesca, Sahra Wagenknecht, ex-leader di Die Linke. La sua promessa è quella di salvare di salvare la democrazia nella più grande economia dell’Unione Europea dalla minaccia rappresentata dalla crescita esponenziale dei partiti di estrema destra, cercando di intercettare proprio gli elettori che abbandonano i tradizionali partiti centristi. Il nuovo partito – Alleanza di Sahra Wagenknecht” (Bsw) dal nome della sua fondatrice – punta a invertire la rotta della Germania su iniziative impopolari del governo Scholz, come quelle ambientali, ma anche sulle forniture di armi all’Ucraina, sulla riduzione del numero di persone migranti e sul miglioramento dei servizi forniti dallo Stato. Un programma non troppo diverso da quello dei partiti a cui vuole sottrarre elettori – nonostante si posizioni sullo spettro opposto dello scacchiere politico – considerate anche le parole di un altro politico pronto a lanciare un nuovo partito (a destra), l’ex-capo dell’agenzia di intelligence nazionale tedesca ed ex-Cdu Hans-Georg Maaßen: “Quello che noto con Wagenknecht, ma anche con l’AfD, è che parlano liberamente dei problemi che abbiamo in Germania”. Mentre le elezioni federali e regionali prevedono una soglia di sbarramento del 5 per cento, questo ostacolo non si pone alle elezioni europee: “Sono molto importanti, perché invieranno un segnale politico a livello nazionale”, ha messo in chiaro la stessa Wagenknecht.