Bruxelles – Anno nuovo, ma stesso approccio agli investimenti per l’industria green, che, di fatto, avvantaggia gli Stati con più disponibilità proprie. La Commissione europea ha approvato oggi (8 gennaio) due regimi di aiuti di stato di Francia e Germania, in linea con il quadro temporaneo di crisi e transizione energetica aggiornato a novembre dello scorso anno per contrastare gli effetti dell’Inflation Reduction Act.
Da una parte, quasi 3 miliardi di euro a sostegno di Parigi per la produzione di batterie, pannelli solari e turbine eoliche. Dall’altra, oltre 900 milioni a Berlino per sostenere il produttore svedese di batterie Northvolt nella costruzione di una gigafabbrica per la produzione di celle per batterie a Heide, nello Schleswig-Holstein. “Le decisioni di oggi dimostrano che le nostre norme in materia di aiuti di Stato consentono agli Stati membri di accelerare gli investimenti a tasso zero in questo momento critico, tutelando al contempo la parità di condizioni nel mercato unico e gli obiettivi di coesione”, ha commentato la vicepresidente esecutiva con delega alla concorrenza, Margrethe Vestager, che ha presentato le misure in conferenza stampa a Bruxelles al fianco di Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’economia e della protezione climatica della Germania.
Mossa irrituale quella di presentare un via libera a un regime di aiuti di stato al fianco di un ministro dei 27. Ma che si spiega alla luce del fatto che si tratta di un via libera diverso da altri e che per questo vale un annuncio dal podio. Il sussidio tedesco è la prima misura individuale del quadro temporaneo di crisi e transizione che consente ai governi di fatto di erogare aiuti di importo più elevato se l’investimento rischia di essere dirottato dall’Ue in Paesi terzi a causa della disponibilità di sovvenzioni estere.
Una contromisura, in sostanza, dell’Ue al piano contro l’inflazione degli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act (Ira), il piano di investimenti per le tecnologie verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dal governo statunitense in agosto, che nei mesi scorsi ha fatto preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti americani tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili. Il futuro impianto avrà una capacità annua di 60 GWh, pari a 800mila-1 milione di veicoli elettrici all’anno, a seconda delle dimensioni della batteria. L’impianto inizierà a produrre nel 2026 e raggiungerà la piena capacità produttiva nel 2029.
L’aiuto, spiega ancora l’esecutivo comunitario, assumerà la forma di una sovvenzione diretta di 700 milioni di euro e di una garanzia di 202 milioni di euro. Senza l’aiuto – precisa Bruxelles in una nota – Northvolt avrebbe stabilito l’impianto negli Stati Uniti, dove è stato offerto un sostegno in particolare nel quadro dell’Inflation Reduction Act.
Il Fondo di sovranità che non c’è
Allentamento delle regole sugli aiuti di stato senza frammentare il mercato unico, flessibilità dei fondi esistenti a breve termine e un Fondo sovrano a lungo termine. Sono tre gli assi su cui nei mesi scorsi ha lavorato Bruxelles per rispondere alle possibili conseguenze negative dell’Ira sulla competitività del mercato unico europeo. Bruxelles sa che l’allentamento delle regole sugli aiuti rischia di creare una frammentazione del mercato unico e una frattura tra gli Stati che hanno lo spazio fiscale per gli aiuti pubblici (di cui la gran parte sono notificati da Germania e Francia) e quelli che non ce l’hanno, come l’Italia. Per compensare l’allentamento degli aiuti di stato, la Commissione ha avviato il dibattito il dibattito su un Fondo sovrano, presto ridimensionato a una piattaforma per le tecnologie pulite (Step – Strategic Technologies for Europe Platform) per cui ha previsto 10 miliardi di euro fino al 2027 attraverso la revisione intermedia di bilancio pluriennale su cui sono in corso i negoziati tra i Ventisette.
La Commissione europea ha quindi chiesto agli Stati membri Ue di mobilitare altri 10 miliardi di euro fino al 2027, aumentando la portata del bilancio a lungo termine dell’Unione, per aumentare il budget di alcuni programmi già esistenti: InvestEu (3 miliardi), Horizon Europe (0,5), Fondo per l’innovazione (5 miliardi) e Fondo europeo per la difesa (1,5) e dare vita alla piattaforma. Rispetto alla proposta della Commissione, il sostegno finanziario a Step uscirà fortemente ridimensionato nei negoziati tra i governi. Nell’idea della Commissione europea doveva trattarsi di un vero e proprio Fondo sovrano, ma per metterlo in piedi ci sarebbero voluti anni e con la scadenza della legislatura non c’era margine per farlo. Sul tavolo dei negoziati, la proposta di Michel – che sarà al centro del Vertice Ue straordinario del primo febbraio – è quella di mobilitare appena 1,5 miliardi di euro.