Bruxelles – Prima di diventare più grande, o meglio, più numerosa, l’Unione europea deve migliorarsi. In conferenza stampa per il tradizionale avvio ufficiale della presidenza Ue, Ursula von der Leyen e Alexander De Croo si mostrano perfettamente in linea sul fatto che la riforma dell’Unione europea dovrà essere prioritaria nei prossimi sei mesi di presidenza belga alla guida Ue.
E’ giunta l’ora di pensare realmente all’Europa di domani: lo è in vista di un corposo allargamento che potrebbe portare un’Europa a Ventisette a diventare un’Europa a trentacinque; e lo è anche perché le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno porteranno l’Unione in un nuovo ciclo istituzionale. “Prima di crescere, dobbiamo migliorare. L’Europa deve poter deliberare in modo più veloce mantenendo la sua unità ed efficienza. Per questo va portato avanti il dibattito sulle riforme”, ha scandito il premier belga che dal primo gennaio fino al 30 giugno guiderà l’agenda politica dell’Ue.
L’Europa delle riforme
La tradizionale visita del collegio dei commissari europei ai ministri del governo che assume la presidenza del Consiglio Ue si è tenuta oggi (5 dicembre) proprio a Bruxelles, dove hanno sede anche le principali istituzioni comunitarie. I ministri del Belgio e i commissari europei hanno raggiunto nel pomeriggio Palazzo Egmont con un autobus speciale personalizzato dalla presidenza per l’occasione.
Con la storica decisione al Vertice Ue di dicembre di dare il via libera ai negoziati di adesione a Ucraina e Moldova, non sorprende che a subìre un’accelerazione sia stata anche la discussione sulle riforme istituzionali e, in particolare, il superamento del voto all’unanimità. Raccogliendo l’eredità politica della Spagna, alla presidenza belga spetterà nei prossimi mesi il compito di portare la discussione su un piano concreto.
Se il dibattito in seno al Consiglio europeo non sarà agevole (soprattutto gli Stati piccoli non intendono rinunciare al loro diritto di veto), il premier belga potrà contare sul sostegno della Commissione europea, “Dobbiamo diventare più grandi ma dobbiamo anche migliorare”, ha fatto eco la presidente della Commissione europea, che non ha mai nascosto di essere favorevole a riforma tanto necessaria quanto rimandata. In particolare, quella richiesta anche dall’Eurocamera, di superare il voto all’unanimità in quelle materie in cui oggi l’Ue fatica a prendere decisioni veloci, come l’economia e la politica estera. E anticipa che in questi sei mesi di presidenza belga alla guida dell’Ue, la Commissione presenterà “una roadmap per le riforme politiche” in vista dell’allargamento.
Von der Leyen per una soluzione operativa sul bilancio
Proprio l’incapacità di prendere decisioni rapide ha fatto ripiombare il Consiglio europeo di dicembre nell’impasse sulla revisione intermedia del bilancio pluriennale dell’Ue (2021-2027), per il quale è stato convocato un Vertice straordinario ad hoc il primo febbraio. A mettersi contro la revisione del quadro finanziario dell’Ue fino al 2027 è stata l’Ungheria di Viktor Orban, contrario, in sostanza, a fornire sostegno finanziario a Kiev con 50 miliardi di euro di bilancio comunitario, parte della proposta di revisione. Con il ‘no’ ungherese sui fondi a Kiev, si è bloccato l’intero negoziato.
“Dobbiamo urgentemente stabilizzare il nostro sostegno finanziario all’Ucraina”, ha incalzato la presidente della Commissione nella conferenza stampa, confermando che la priorità sarà quella di raggiungere “un accordo a 27” ma che “dobbiamo prepararci per altre opzioni operative che stiamo preparando”. Come aveva dichiarato anche alla fine del Vertice di dicembre, la Commissione sta lavorando a “soluzioni operative” da presentare al Vertice di febbraio per aggirare il ‘no’ ungherese e sbloccare l’impasse sullo strumento finanziario permanente per l’Ucraina. Un’ipotesi già circolata a dicembre è di sganciare i 50 miliardi di sostegno all’Ucraina in uno strumento separato e lasciare alla revisione del bilancio solo la copertura delle nuove priorità Ue. In questo modo, si potrebbe superare anche l’ostacolo dell’unanimità richiesta per il via libera alle materie finanziarie, spianando la strada a un accordo a 26 sul nuovo strumento per Kiev.