Bruxelles – Grave, solenne, fiero. Questa mattina (5 gennaio) l’omaggio che la Repubblica francese ha voluto dedicare al defunto Jacques Delors all’Hotel des Invalides, nel cuore di Parigi: con il presidente Emmanuel Macron c’erano tutti i leader delle principali istituzioni europee, diversi capi di Stato e di governo dei 27 e numerosi dirigenti politici francesi.
Sono accorsi in tanti a offrire il proprio tributo all’ex presidente della Commissione europea, spentosi lo scorso 27 dicembre all’età di 98 anni. Un gigante che ha guidato l’esecutivo comunitario per tre volte, dal 1985 al 1995, gli anni del Trattato di Maastricht, dell’istituzione del Mercato Unico e degli accordi di Schengen. Della riforma della politica agricola comune e dell’istituzione del programma Erasmus. C’erano Ursula von der Leyen, inquilina oggi di palazzo Berlaymont, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, e della Banca centrale europea, Christine Lagarde. C’erano il premier belga, Alexander De Croo, l’olandese Mark Rutte, il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, il croato Andrej Plenković e il primo ministro bulgaro, Nikolaj Denkov. Un po’ a sorpresa c’era anche il premier nazionalista ungherese, Viktor Orban.
L’Italia era rappresentata dal ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani. E non sono voluti mancare nemmeno Romano Prodi, presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004, ed Enrico Letta, ex premier e ora presidente dell’Istituto che porta proprio il nome di Jacques Delors.
Il feretro dello storico socialista francese ha attraversato il cortile avvolto nella bandiera nazionale, sulle note della Marsigliese e dell’Inno alla Gioia. Nel suo lungo intervento, il presidente della Republique ha ricordato le “intuizioni visionarie”, le “scelte coraggiose” di Delors, e il suo “percorso di vita mai conforme alle abitudini e alle aspettative”. Un cammino che è “l’emblema della meritocrazia repubblicana“, un uomo che ha sempre messo “il senso del dovere prima del gusto del potere”.
Macron ha sottolineato una parola chiave dell’opera “umanista europea” di Jacques Delors: la riconciliazione. “Non si è mai stancato di riconciliare, di realizzare ponti ovunque, marciando sempre verso quell’orizzonte immutabile che contava più di tutto, la dignità umana – ha dichiarato -, riconciliando l’Europa con il proprio futuro“. I suoi dieci anni alla guida dell’Ue sono stati “la più grande progressione dell’Europa e ci ha ricordato che l’Europa ci appartiene e noi apparteniamo all’Europa”, ha proseguito il presidente francese. Un Europa che nella visione di Jacques Delors si fonda su un trittico: “La competizione che stimola, la solidarietà che unisce, la cooperazione che rafforza“.
Il discorso di Macron si è richiuso sull’immagine evocata in apertura, quella del percorso di vita. “Il suo cammino non si è interrotto. Jacques Delors ci ha solamente passato il testimone, molti di voi qui lo stanno portando alla testa delle istituzioni europee e degli Stati membri”, ha concluso rivolgendosi ai presenti.