Bruxelles – Per l’Italia sarà un 2024 con un forte focus europeo e internazionale. “Sono molte le scadenze importanti quest’anno, tra le elezioni europee e la presidenza del G7”, ha aperto con queste parole la premier Giorgia Meloni la tradizionale conferenza stampa di fine anno, slittata a oggi (4 gennaio) per motivi di salute la scorsa settimana. Dall’appuntamento elettorale del 9 giugno alle questioni che hanno infiammato la fine dello scorso anno – nuovo Patto di stabilità e mancata ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) – fino al Patto migrazione e asilo e al tema urgente dell’intelligenza artificiale, le oltre 3 ore di conferenza stampa hanno evidenziato una forte attenzione per i rapporti tra Roma e i Paesi partner.
L’inizio del confronto con la stampa per la premier Meloni ha riguardato subito un tema che si lega strettamente con le dinamiche politiche a Bruxelles. “Non ho ancora preso una decisione su una mia eventuale candidatura alle elezioni europee, ma penso che misurarsi con il consenso dei cittadini sarebbe utile e interessante”. Ha preso tempo la presidente di Fratelli d’Italia in vista dell’appuntamento elettorale del 9 giugno, rilanciando però la possibilità di un “test democratico di alto livello” se gli altri leader di partito faranno la stessa scelta. Non sottraendosi a un possibile confronto in televisione con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, Meloni ha spiegato che la decisione sulla sua candidatura dipenderà da “quanto tempo toglierebbe” la campagna elettorale al suo lavoro di premier e dal confronto con i leader degli altri partiti di maggioranza.
Netto invece lo scenario post-elezioni europee del 9 giugno: “Io lavoro per costruire una maggioranza alternativa a quella Ursula, che su alcuni dossier ha dimostrato di poter esistere“, è la conferma della premier Meloni, mettendo in chiaro che in caso contrario “non sono mai stata disponibile a formare una maggioranza parlamentare con la sinistra”. D’altra parte Meloni ha preso le distanze dai partiti di estrema destra francese (Rassemblement National) e tedesco (Alternative für Deutschland) parte della famiglia politica europea di Identità e Democrazia insieme alla Lega – “non fanno parte dei Conservatori e Riformisti Europei” di cui Meloni è presidente – anche se ha esortato a “rispondere ai cittadini” che rappresentano il 20/30 per cento dei consensi alle urne. Necessaria la precisazione a proposito del voto sulla futura Commissione Europea e dei suoi membri: “È interesse che il nostro commissario sia confermato, ma non è una maggioranza e non lo sarà“. La premier ha chiesto ai giornalisti di evitare il toto-nomi sulla presidenza e i commissari europei – schivando così la risposta alla domanda su una possibile convergenza sul nome di Mario Draghi – dal momento in cui “per chi conosce le dinamiche della Commissione, sa che per ora è impossibile” andare oltre i ragionamenti sul “ruolo importante dell’Italia in linea con il suo peso” per definire le priorità del prossimo mandato.
Meloni tra Mes e balneari
Non solo la questione dell’appuntamento elettorale del 2024, l’attenzione della premier Meloni si è concentrata anche su altri temi di interesse europeo. “Non credo che mancata ratifica del Mes vada legata al Patto di stabilità“, di cui la stessa presidente del Consiglio di ministri si è detta “sodisfatta date le circostanze, anche se non è quello che avrei voluto”. Sul tema del Mes è stata invece rilanciata esplicitamente la polemica con l’ex-premier Giuseppe Conte, accusato di averla sottoscritta “sapendo che non c’era la maggioranza per ratificarla”, come dimostrato dal voto di fine anno alla Camera dei Deputati: “Sappiamo come la pensavano i partiti di centrodestra e anche il Movimento 5 Stelle, che infatti ha votato contro”. Meloni ha poi rilanciato il tema a livello europeo, definendo il Mes uno “strumento obsoleto” per cui la mancata ratifica da parte italiana “può essere un’occasione per modificarlo e renderlo più efficace di quello che è oggi”.
Altro tema spinoso quello della proroga delle concessioni balneari, su cui la premier Meloni ha cercato di difendersi ricordando che il suo governo è stato “il primo ad aver fatto una mappatura delle coste per definire se esiste o no il principio della scarsità del bene, che è fondamentale nella direttiva Bolkestein“. L’obiettivo per il 2024 rimane “una norma di riordino che ci consenta di mettere ordine alla giungla di interventi e pronunciamenti”, parallelamente a un confronto con la Commissione Ue “per scongiurare una procedura infrazione e dare stabilità agli operatori” di settore.
Altrettanto cruciale sarà continuare il confronto con Bruxelles in materia di migrazione – su cui Meloni rivendica “priorità nuove in Europa che sono quelle che chiediamo noi” – dopo l’intesa tra le istituzioni comunitarie sul Patto migrazione e asilo: “Considero le regole migliori di quelle vecchie, ma questa non è la soluzione, non risolveremo mai il problema se non lavoreremo a monte sulle partenze”. E infine la “materia prioritaria della presidenza italiana del G7”, l’intelligenza artificiale: “Sono preoccupata in particolare per l’impatto sul mondo del lavoro, oggi è in atto una rivoluzione diversa dal passato in cui anche l’intelletto può essere sostituito”, con il rischio che “sempre meno lavoratori saranno necessari”. Ecco perché la premier italiana e presidente di turno del Gruppo dei Sette vuole “decisioni da prendere a livello globale”, a partire da una “iniziativa specifica sul mercato del lavoro” che sarà presentata “prima del vertice dei leader a giugno”, è la promessa di Meloni.