Bruxelles – Belgio sinonimo di allargamento, l’azzardo si può tentare. Collegamento certamente improprio, anche considerando che il regno, alla sua tredicesima presidenza di turno del Consiglio UE, è tra gli Stati fondatori dell’Unione europea, ma che nella storia del progetto di integrazione e nella sue fasi storiche trova un momento in cui l’ampliamento del progetto comune coincide con la gestione dei lavori affidata al governo di Bruxelles. E’ il primo gennaio 1973 e il Belgio assume la presidenza di turno del Consiglio dell’UE per la sesta volta, in concomitanza con l’ingresso di Danimarca, Irlanda e Regno Unito nell’allora Comunità economica europea (CEE), che passa così da sei a nove Stati membri.
Quello del 1973 è il primo dei sette (fin qui) momenti che hanno visto aumentare e accrescere il numero di Stati membri dell’Ue. E’ dunque un punto storico e simbolico dell’allargamento cui ha fatto seguito anche la trasformazione del progetto di integrazione. La nuova presidenza Belga di turno appena iniziata e che si protrarrà fino al 30 giugno 2024 porta con sé una curiosità che è qualcosa di più una semplice particolarità: quando si parla di Unione europea e presidenze di turno è con una presidenza belga che diviene effettivo il primo ingrandimento della famiglia europea.
La curiosità, semmai, si deve alla crisi di governo che investì il Belgio e la sua presidenza. Quando Danimarca, Irlanda e Regno Unito entrano nella CEE, in Belgio alla testa dell’esecutivo c’è Gaston Eyskens, ma dal 26 gennaio 1973 è Edmond Leburton a guidare il Paese, travolto nel frattempo da vicende interne. Il governo Eyskens si dimette sulla scia della ‘crisi dei Fourons’, comuni con abitanti di lingua francese trasformati in comuni fiamminghi da un punto di vista amministrativo avendone deciso il passaggio dalla regione vallona di Liegi alla regione fiamminga del Limburgo. Logiche tutte belghe che producono la crisi nel momento del primo allargamento dell’Ue. Un’altra storia della Storia, fatta anche di contro-allargamenti.
Una parte della Danimarca, la Groenlandia, fece marcia indietro e uscì dalla Comunità economica europea nel 1983, appena dieci anni dopo l’ingresso. Poi fu la volta del Regno Unito, uscito nel 2020 a seguito del referendum del 2016 che visto bocciare la membership a dodici stelle. Diverso invece il percorso dell’Irlanda, euro-convinta e unico, tra questi tre Paesi protagonisti del primo allargamento e successivo ‘restringimento’ ad aver adottato la moneta unica.