Bruxelles – Imballaggi, standard di emissioni per i camion e qualità dell’aria. Sono ancora numerosi i file del Green Deal, l’agenda di crescita verde varata dalla Commissione europea nel 2019 a inizio legislatura, su cui manca un accordo politico a livello di Unione europea. E spetterà alla nuova presidenza del Belgio alla guida dell’Ue – in carica dal primo gennaio e fino al 30 giugno – cercare di portarne quanti più possibile a traguardo, prima della scadenza della legislatura alla fine dell’anno.
Sul fronte energetico, la rivoluzione Made in Europe si chiama ‘Fit for 55’, l’ambizioso pacchetto sul clima presentato a luglio 2021 come una tabella di marcia per arrivare al 2030 a tagliare le emissioni del 55 per cento (ottimisticamente, arrivare anche al 57 per cento, rispetto al 1990) attraverso una serie di iniziative legislative. Buona parte del pacchetto è completo: dallo stop alle nuove auto benzina e diesel dal 2035, alla revisione delle direttive energie rinnovabili ed efficienza energetica fino all’ambiziosa revisione del mercato del carbonio interno all’Ue. In tutto erano tredici proposte legislative, di cui otto revisioni di leggi esistenti e cinque nuove proposte.
Ancora in sospeso resta da trovare un accordo politico tra Parlamento e Consiglio sui nuovi standard di emissione per i veicoli pesanti, come camion e autocarri. Mentre sembra invece impossibile che si sblocchi entro la fine della legislatura un accordo sulla revisione della direttiva sulla tassazione “minima” dei prodotti energetici e dell’elettricità, che attualmente è ancora ferma in discussione in sede di Consiglio Ecofin.
Corsa contro il tempo sull’ambiente
Sul fronte ambientale, ancora diversi i dossier aperti sul tavolo. Primo tra tutti, la presidenza belga dovrà cercare di raggiungere un accordo politico con l’Europarlamento sul nuovo regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi. Il Parlamento ha adottato la sua posizione lo scorso 22 novembre, mentre il via libera dal Consiglio Ambiente è arrivato lo scorso 18 dicembre (con il voto contrario della sola Italia). Nei prossimi giorni inizierà il negoziato a tre mediato dalla Commissione europea.
Alla ricerca di un accordo tra colegislatori anche sulla nuova direttiva sulla qualità dell’aria, dopo la complicata intesa raggiunta in Parlamento Europeo a settembre e l’adozione da parte del Consiglio dell’Ue il 9 novembre: al momento manca da raggiungere un accordo inoltre sulla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.
Sembra invece che ormai slitterà direttamente alla prossima legislatura uno dei dossier cruciali della Strategia europea per l’agroalimentare, la Farm to Fork, ovvero la riduzione dell’uso dei pesticidi. Dopo la bocciatura in prima lettura al Parlamento europeo durante la plenaria di novembre, il testo è finito nelle mani del Consiglio Ue che per il momento non prevede di poter far avanzare il dossier. La presidenza belga porterà comunque avanti le discussioni, così come sulle nuove tecnologie genomiche (sui cui il Parlamento europeo dovrebbe adottare la sua posizione negoziale a Strasburgo a gennaio) e sulla commercializzazione di materiale riproduttivo vegetale. Inizierà in questo semestre anche la discussione sul prossimo ciclo finanziario della Pac, la politica agricola comune. E non sarà una discussione agevole, dal momento che andrà ripensata nell’ottica di aprire le porte dell’Ue a nuovi mercati agricoli importanti, come quello dell’Ucraina.
Attacco al Green Deal
Pilastro cardine della Commissione europea a guida Ursula von der Leyen, nell’ultimo anno il Green Deal ha attirato critiche e alimentato malumori nel tessuto sociale, imprenditoriale e agricolo a cui Bruxelles ha imposto obiettivi ambiziosi (ma necessari) nello sforzo di azzerare le emissioni di gas serra entro metà secolo.
Pioggia di critiche e rallentamento di alcuni file legislativi, che hanno costretto von der Leyen a ripensare la sua agenda verde, parlando con chiarezza di una nuova fase del Green Deal che strizzi l’occhio al mondo dell’industria, sancita di fatto dall’uscita di scena dell’olandese Frans Timmermans e alla nomina del vicepresidente Maros Sefcovic alla guida del Patto green. Stretta tra le pressioni industriali e degli Stati sugli obiettivi climatici, von der Leyen ha avviato alla fine dello scorso anno una serie di dialoghi sulla transizione pulita con l’industria e dovrebbe lanciare a gennaio il dialogo strategico con gli agricoltori.