Bruxelles – Proteggere i cittadini, rafforzare l’economia, preparare il futuro. Tre obiettivi e sei priorità chiave con cui centrarli. Da ieri (primo gennaio) e fino al 30 giugno, sarà il Belgio a guidare l’agenda politica dell’Ue, traghettando le istituzioni europee verso la fine della legislatura e verso le elezioni del nuovo Parlamento europeo, in programma dal 6 al 9 giugno in tutti e ventisette gli Stati membri Ue.
Garantire continuità – portando a traguardo quanti più file possibili (150 quelli rimasti ‘pendenti’) – iniziando, al tempo stesso, a ragionare sull’agenda strategica dei prossimi anni e della futura legislatura (2024-2029). Il Belgio raccoglie l’eredità politica della Spagna e guiderà l’agenda politica per la tredicesima volta da quando il progetto europeo è nato. Lascerà poi a luglio il testimone alla controversa presidenza dell’Ungheria.
Il primo ministro Alexander De Croo ha spiegato nella tradizionale conferenza stampa di avvio della presidenza che il semestre si concentrerà su sei aree tematiche e presterà particolare attenzione al mantenimento “del nostro fermo sostegno all’Ucraina”. Le sei priorità saranno la difesa dello stato di diritto, la democrazia e l’unità; il rafforzamento della competitività; perseguire una transizione verde e giusta; rafforzare l’agenda sociale e sanitaria; proteggere le persone e i confini e promuovere un’Europa globale.
La presidenza Ue tra bilancio e riforme
Con le elezioni alle porte il prossimo giugno e oltre 150 dossier ancora aperti sul tavolo (come il regolamento sugli imballaggi e la nuova legislazione comunitaria contro la violenza sulle donne e per introdurre una definizione armonizzata del reato di stupro) il Belgio ha promesso che cercherà di finalizzarne il maggior numero possibile anche se sarà un lavoro duro.
La prima parte dell’anno, verosimilmente, sarà dedicata in particolare a trovare un accordo politico sulla revisione intermedia del bilancio pluriennale 2021-2027, su cui i capi di stato e governo hanno fallito nel tentativo all’ultimo Vertice di dicembre e per il quale è stato convocato un Vertice europeo straordinario il primo febbraio. Ma non solo.
Alla presidenza belga spetterà in particolare il compito di far progressi sulla riforma dell’Ue, perché vada di pari passo con il processo di allargamento e alle future adesioni che potrebbero portare a una Europa a 35. Non a caso, le riforme dell’Ue sono uno dei temi portanti di questa presidenza per un’Europa pronta per il futuro. “Dobbiamo riformare l’Ue, le sue politiche, i bilanci e le istituzioni, in vista del prossimo possibile allargamento”, si legge sul sito della presidenza. La discussione ampia sulla revisione dei trattati avviata dalla Conferenza sul futuro dell’Europa si ridurrà, verosimilmente, a una riflessione su come superare il voto all’unanimità in politica estera, nel tentativo di rendere l’Ue più agile nel prendere le decisioni.
“Considerati i passi intenzionali compiuti dall’Ue per proseguire l’allargamento, essa ha la responsabilità di ripensare il proprio processo decisionale e di migliorare la propria capacità di parlare con una sola voce”, si legge nel programma della presidenza, che si dice “pronta a facilitare una discussione aperta sul voto a maggioranza qualificata nella politica estera e di sicurezza comune”, facendo leva sulle raccomandazioni finali della Conferenza sul futuro dell’Europa.
La “nostra speranza è che si possa portare avanti il più possibile il fondamentale capitolo della riforma dei trattati, meritoriamente inaugurata dalla presidenza spagnola. La revisione dei Trattati infatti è condizione indispensabile per un’Europa più forte, sociale e giusta”, spiega a Eunews l’eurodeputata del Partito democratico in quota S&D, Camilla Laureti. E ricorda che di “fronte alle sfide che l’Ue ha di fronte, ancor di più dopo la crisi della pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina, va ripensata l’architettura istituzionale dell’Unione per rafforzarne la risposta e ampliarne le materie di intervento (sanità, politica estera e difesa, per citare esempi emblematici). Il nostro obiettivo infatti è sempre quello di un’Europa pienamente federale e in questo senso la riforma è un passaggio per noi obbligato”. L’Europarlamento si è fatto promotore di una risoluzione per avviare l’iter di riforma dei Trattati, chiedendo l’apertura formale di una convenzione.
L’eredità della Cofoe
Ed è proprio come eredità della Conferenza (conosciuta a Bruxelles con l’acronimo ‘CoFoe’) che la presidenza ha avviato un programma di partecipazione dei cittadini a più livelli. La Conferenza sul futuro dell’Europa è l’unico esercizio di democrazia partecipativa nella storia dell’Ue che per quasi dodici mesi tra il 2021 e il 2022 ha portato 800 cittadini – casualmente selezionati da tutti e Ventisette gli Stati membri – a discutere di futuro dell’Unione Europea e per individuare con quali priorità andare a rendere più solido il progetto di integrazione comunitaria.
Sulla scia dei panel della Cofoe, a livello nazionale la presidenza belga organizzerà un gruppo di cittadini selezionati casualmente che si incontreranno a Bruxelles nel corso di tre fine settimana per discutere questioni relative all’Unione europea e condividere le loro visioni per il futuro. Questo panel di cittadini sarà rivolto a tutti, e ai giovani in particolare, che avranno l’opportunità di votare per la prima volta alle elezioni europee di giugno 2024. 60 cittadini saranno selezionati casualmente per comporre il panel.
Circa una dozzina di eventi cittadini decentralizzati saranno poi organizzati dalle autorità locali in diverse città belghe, tra cui Gand e Malines. Nell’idea della presidenza, questi eventi offriranno ai cittadini l’opportunità di prendere parte alle discussioni sull’Ue nella loro regione e di contribuire attivamente alla creazione di una democrazia cittadina in Europa più vicina ai suoi cittadini.