Bruxelles – Sono passati cinque mesi, ma il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, è ancora prigioniero della giunta militare che ha preso il potere a fine luglio con le armi. “Come l’Ecowas, l’Unione Europea continua a chiedere il suo rilascio e quello della sua famiglia“, è la costante esortazione dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in un quadro diplomatico nel Sahel altamente problematico e senza sviluppi positivi.
Dopo il golpe del 26 luglio scorso non c’è stato alcuno spazio per una mediazione diplomatica nell’ultimo dei Paesi della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) che hanno visto una presa di potere armata da parte della giunta militare. Al punto che la Francia, il maggiore attore europeo e occidentale a Niamey, è pronta ad abbandonare il Paese. Così come riportato dall’agenzia di stampa Afp, l’ambasciatore francese in Niger, Sylvain Itté, ha inviato una lettera al suo staff per annunciare che sarà chiusa presto l’ambasciata, dal momento in cui “non è più in grado di funzionare normalmente né di svolgere i suoi compiti” a causa del clima ostile esercitato dalla giunta militare. Da quando è stato deposto il presidente Bazoum, i golpisti si sono avvicinati esplicitamente alla Russia di Vladimir Putin e hanno ordinato l’espulsione dei 1.500 militari francesi impegnati sul suolo nigerino in operazioni di contrasto ai gruppi estremisti islamici affiliati allo Stato Islamico e ad Al-Qaeda. L’evacuazione si è conclusa venerdì scorso (22 dicembre), mentre per il momento i soldati statunitensi, italiani e tedeschi potranno rimanere in Niger.
Ma il clima diplomatico rimane tesissimo anche per l’Unione Europea, in particolare dopo l’adozione del quadro di sanzioni autonomo contro la giunta militare in Niger (che si affianca a quello dell’Ecowas) di fine ottobre. “L’Ue si rammarica della decisione della giunta di denunciare l’accordo che stabilisce la base giuridica per il dispiegamento della missione Eucap Sahel Niger e della missione di cooperazione militare Eumpm”, è quanto denunciato a inizio mese dall’alto rappresentante Ue Borrell, avvertendo che Bruxelles “trarrà le necessarie conclusioni operative“. In 11 anni di presenza nel Paese, Eucap Sahel Niger ha sostenuto e formato le forze di sicurezza interne nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e la migrazione irregolare su richiesta delle autorità nazionali con il dispiegamento di 130 soldati dei Paesi membri Ue. La missione Eumpm Niger – lanciata sempre su invito delle autorità nigerine – è stata invece progettata per sostenere l’esercito nazionale nella lotta contro il terrorismo.
Il colpo di Stato in Niger
Lo scorso 26 luglio la Guardia presidenziale del Niger ha circondato il palazzo presidenziale e gli edifici di diversi ministeri a Niamey, arrestando il presidente Bazoum (in carica dal 2021), la sua famiglia e i membri dell’entourage. Lo stesso capo di quello che poi si è ribattezzato Consiglio nazionale per la salvaguardia del Paese (Cnsp), Abdourahmane Tchiani, si è autoproclamato nuovo leader del Paese: i golpisti hanno ordinato la sospensione di tutte le istituzioni, la chiusura delle frontiere aeree e terrestri e il coprifuoco notturno. Anche l’esercito del Niger – addestrato dall’Ue attraverso il partenariato militare Eumpm Niger – si è unito alla Guardia Presidenziale per “preservare l’unità” nazionale. Con un decreto annunciato il 7 agosto la giunta ha nominato l’ex-ministro delle Finanze, Ali Mahamane Lamine Zeine, come primo ministro di transizione e tre giorni più tardi la giunta militare ha formato un governo composto da 21 ministri.
Negli ultimi due anni si sono susseguiti diversi colpi di Stato nei Paesi dell’Africa occidentali – in Mali, Guinea e Burkina Faso – le cui rispettive giunte militari oggi al potere hanno minacciato di difendere i golpisti in Niger in caso di un attacco armato da parte dell’Ecowas. Per l’Unione Europea Niamey era considerato un alleato-chiave soprattutto per la lotta contro il terrorismo di matrice islamista e in ottica di partenariato sulla migrazione. “La nostra partnership con il Niger è solida e non smette di rinforzarsi in tutti i settori: sicurezza, sviluppo, educazione, transizione energetica”, aveva dichiarato il 5 luglio scorso l’alto rappresentante Borrell dopo un incontro con Bazoum a Niamey. Dal 26 luglio tutti i fondi comunitari per la cooperazione con Niamey sono stati sospesi, compresi quelli mobilitati attraverso l’European Peace Facility per “rafforzare le capacità militari delle forze armate nigerine al fine di difendere l’integrità territoriale e la sovranità del Niger”.