Bruxelles – Adesso è davvero ufficiale: a novembre l’inflazione è scesa al 2,4 per cento. Eurostat conferma la stime preliminari e certifica i numeri offerti già a fine novembre. Viene confermato che un ruolo non indifferente viene giocato dalla frenata dei listini energetici (-1.41 punti percentuali) e ai cali contenuti dei cibi non lavorati (+0,28 pp). Il tasso di inflazione risente dunque della spinta dei servizi (+1,69 punti percentuali), seguiti da cibo, alcol e tabacco (+1,37 pp).
In questo traiettoria discendente dell’indice del caro vita, che fa registrare il 13esimo ribasso consecutivo, si distingue l’Italia. A livello di eurozona a novembre i tassi annuali più bassi sono stati registrati in Belgio (-0,8 per cento) e Italia (0,6 per cento). Anche volendo considerare l’Unione europea nel suo completo anche con i Paesi membri senza moneta unica, l’Italia comunque risulta terza per tasso di inflazione. Tra il dato belga e quello tricolore si inserisce quello danese (0,3 per cento).
I dato consolidati di novembre sembrano confermare anche le attese della Banca centrale, che ha recentemente rivisto al ribasso le stime per l’inflazione nel 2023 e nel 2024, convincendo il consiglio dei governatori a non modificare i tassi di interesse, lasciati invariati. Fin qui, l’andamento dell’indice inflattivo sta dando ragione all’Eurotower e le sua politica monetaria restrittiva, con l’eurozona che sta tornando al valore di riferimento del 2 per cento, anche se a velocità e situazioni diverse.