Bruxelles – Nuovi standard Euro 7, che in realtà restano Euro 6. Parlamento e Consiglio Ue hanno raggiunto ieri (18 dicembre) un accordo politico sui nuovi standard di emissione Euro 7 per ridurre le emissioni inquinanti e fissare requisiti di durata delle batterie per autovetture, furgoni, autobus e camion.
Prima gli Stati membri al Consiglio, poi l’Europarlamento hanno adottato la loro posizione annacquando di molto l’ambizione iniziale della proposta della Commissione europea, avanzata da Bruxelles a novembre dello scorso anno, proponendo di rendere i test sulle emissioni dei veicoli più coerenti con le condizioni di guida reali e di fissare limiti alle emissioni di particolato causate dall’usura di freni e pneumatici (che, secondo Bruxelles, stanno per diventare le principali fonti di emissioni di particolato dai veicoli), con l’obiettivo di ridurre entro il 2035 le emissioni di ossido di azoto (NOx) di auto e veicoli commerciali leggeri del 35 per cento rispetto al precedente standard Euro 6 e del 56 per cento rispetto agli standard Euro 4 di autobus e camion (immatricolazioni dal 2004).
Standard Euro 6 e tempi più lunghi
Nei fatti, tra la posizione dell’Europarlamento e quella degli Stati membri Ue le differenze erano di poco conto, non sostanziali o profonde. E infatti l’accordo è stato raggiunto in tempi brevi (in poco più di un mese dall’inizio del trilogo). L’accordo raggiunto mantiene gli attuali limiti di emissione di gas di scarico Euro 6 per auto e furgoni (come chiedevano gli Stati membri) limitando la stretta alle particelle inquinanti derivate da batterie e pneumatici: viene limitata l’emissione di particelle solide con un diametro a partire da 10 nm (PN10), invece di 23 nm come in Euro 6.
Anche i tempi si allungano nel compromesso finale, con diverse date di applicazione dopo l’entrata in vigore del regolamento: 30 mesi per le nuove tipologie di auto e furgoni e 42 mesi per i nuovi veicoli; 48 mesi per i nuovi tipi di autobus, camion e rimorchi e 60 mesi per i nuovi veicoli; 30 mesi per i nuovi sistemi, componenti o entità tecniche indipendenti da montare su autovetture e furgoni e 48 mesi per quelli da montare su autobus, camion e rimorchi.
Nel caso di autobus e camion pesanti, l’accordo raggiunto oggi stabilisce limiti più rigorosi per vari inquinanti, compresi quelli che non erano regolamentati in Euro VI, come il protossido di azoto. Il testo di compromesso concordato dai colegislatori prevede, per auto e furgoni, un limite specifico di 3 mg/km nel ciclo di guida standard per i veicoli puramente elettrici e di 7 mg/km per tutti gli altri propulsori. Nell’accordo sono inclusi limiti specifici per i furgoni pesanti, vale a dire 5 mg/km per i veicoli puramente elettrici e 11 mg/km per gli altri propulsori.
L’accordo politico dovrà ora essere adottato da entrambe le istituzioni separatamente, prima di entrare in vigore. “Con Euro 7 puntiamo a ridurre le emissioni dei veicoli stradali, non solo provenienti dagli scarichi, ma anche da freni o pneumatici. Allo stesso tempo, miriamo ad aiutare il nostro settore a fare il grande passo verso veicoli a emissioni prossime allo zero entro il 2035”, commenta Jordi Hereu i Boher, ministro spagnolo dell’industria e del turismo a nome del Consiglio Ue.
Critiche a Bruxelles
Come spesso accade quando si parla di Green Deal, la proposta della Commissione ha ricevuto critiche da parte degli ambientalisti di essere poco ambiziosa, così come è stata accusata di esserlo fin troppo da industria automobilistica e di gruppo di Stati membri ridotto ma del peso politico della Germania e dell’Italia, che nei mesi scorsi si sono riuniti in una coalizione per alzare la voce contro la proposta e rimandarne i lavori legislativi, o almeno annacquarne gli obiettivi. Le critiche a Bruxelles si concentrano sui costi elevati della transizione per industrie e, di conseguenza, anche sui consumatori. Costi eccessivi e non giustificabili, secondo i detrattori, dal momento che nei prossimi dodici anni l’industria sarà impegnata a finanziare la transizione chiede verso auto elettriche o senza motore a combustione interna.
Esulta l’Italia per l’annacquamento del compromesso finale. “Finalmente si consolida il fronte del buon senso e prevale la ragione sulla ideologia. Una vera svolta per la politica industriale europea che rappresenta un successo per il nostro Paese”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Per le autovetture e i furgoni, i negoziatori hanno concordato di mantenere le attuali condizioni di test Euro 6 e i limiti sulle emissioni di scarico: un passo decisivo per salvaguardare la filiera dell’automotive, uno dei pilastri del Made in Italy. Siamo finalmente sulla strada giusta per coniugare gli obiettivi di sostenibilità con le necessità del tessuto produttivo e del sistema sociale”, ha concluso.