Bruxelles – Solo due giorni da primo ministro e già è in arrivo “un regalo di Natale da 5 miliardi di euro” da Bruxelles. Il neo-premier polacco, Donald Tusk, ha accolto così la notizia del lavoro da parte della Commissione Europea per il pagamento a Varsavia dei pre-finanziamenti del capitolo RePowerEu del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nel corso di una conferenza stampa insieme alla presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, il leader della coalizione che riflette a livello nazionale proprio la maggioranza Ursula (popolari-socialdemocratici-liberali) ha assicurato che “dopo il cambiamento politico prendiamo seriamente la questione dello Stato di diritto, soprattutto quando si tratta dell’uso dei fondi europei”. E da qui parte il lavoro congiunto di Bruxelles e Varsavia.
Il punto con la stampa è andato in scena questa mattina (15 dicembre) al Palazzo Berlaymont – sede della Commissione – affacciato sui palazzi del Consiglio Europeo dove da due giorni i 27 leader si stanno confrontando e scontrando su questioni cruciali per il futuro dell’Unione. “Sono tempi difficili, ma il tuo impegno personale e la tua esperienza europea saranno di immenso valore per la nostra famiglia”, ha sottolineato con forza von der Leyen, parlando del nuovo impegno di Tusk sul rispetto dello Stato di diritto nell’agenda di governo e della “determinazione ad affrontare tutte le preoccupazioni della Corte di Giustizia dell’Ue e della Commissione”. Tra le primissime indicazioni in questo senso va segnalata la “notizia eccellente per i cittadini polacchi ed europei” di unirsi alla Procura Europea (Eppo), che al momento vede come assenti solo Irlanda, Svezia, Ungheria e proprio Polonia (la Danimarca ha optato per l’opt-out).
La questione dello Stato di diritto è cruciale anche e soprattutto per il Pnrr della Polonia dal valore complessivo di 59,4 miliardi di euro, dopo il via libera di Bruxelles all’aggiornamento con l’aggiunta del capitolo un capitolo RePowerEu da 24,4 miliardi per l’indipendenza energetica (i fondi originari ammontavano a 35,4 miliardi, tra 22,5 in sovvenzioni e 11,5 in prestiti). “Voglio condividere la notizia che la Commissione sta lavorando per trasferire alla Polonia 5 miliardi di euro in pre-finanziamenti entro la fine dell’anno”, ha confermato von der Leyen, che ha sottolineato il sostegno a Varsavia per “modernizzare il proprio sistema energetico e favorire la decarbonizzazione“. Una “priorità essenziale”, ha ribadito con forza la numero uno dell’esecutivo Ue, per cui “abbiamo bisogno della Polonia a bordo”. Continuando il riferimento alla coincidenza con il Natale, il premier polacco ha riconosciuto che “non è un piccolo regalo, sono fondi importanti che saranno usati per aumentare la nostra sovranità energetica” e il nuovo governo farà “il massimo per spendere questi soldi nella maniera adeguata” in linea con lo Stato di diritto: “Senza la fiducia nel ripristino delle regole dello Stato di diritto, la Commissione non avrebbe preso questa decisione”, ha voluto ricordare Tusk.
“Dobbiamo lavorare duro, ma sono fiduciosa che possiamo risolvere tutte le questioni sullo Stato di diritto che per troppo tempo hanno impedito di aiutare la Polonia a implementare la doppia transizione digitale e verde”, sono state le parole della presidente von der Leyen, rendendo noto anche che “finalmente abbiamo ricevuto la prima richiesta di pagamento” nell’ambito del Next Generation Eu. Il lavoro si concentrerà ora sul “raggiungimento delle pietre miliari sull’indipendenza giudiziaria, in modo da procedere con il pagamento”, ha precisato la leader dell’esecutivo comunitario. A questo proposito il premier polacco ha riconosciuto che “la decisione è della Commissione, ma gli autori maggiori di questo successo sono tutti quelli che non si sono mai arresi, che hanno combattuto per lo Stato di diritto in Polonia”. Avvocati, giudici, magistrati e cittadini che “non hanno mai dato consenso a rompere le regole e che nelle loro capacità hanno cercato di risolvere la questione”. Il cambiamento ora “è in atto” e i fondi Ue “inizieranno ad arrivare” a Varsavia: “Il nostro posto è in Europa”, ha concluso Tusk.
La sfida di Tusk sullo Stato di diritto in Polonia
Dopo la fine (almeno momentanea) del potere del partito Diritto e Giustizia dell’ex-premier, Mateusz Morawiecki, Varsavia si è indirizzata con Tusk su una strada di riallineamento degli standard di rispetto dello Stato di diritto, che negli ultimi due anni hanno messo in crisi i rapporti con Bruxelles. Dal 2021 è in corso un contenzioso legale determinato da due sentenze della Corte Costituzionale della Polonia: la prima del 14 luglio, quando i giudici di Varsavia hanno respinto il regolamento comunitario che permette alla Corte di Giustizia dell’Ue di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche, la seconda del 7 ottobre, quando la Corte Costituzionale ha messo in discussione il primato del diritto comunitario, definendo gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea (Tue) e diverse sentenze dei tribunali dell’Ue “incompatibili” con la Costituzione polacca.
Al centro della contesa c’è la decisione di sospendere provvisoriamente le competenze della sezione disciplinare della Corte Suprema della Polonia, a causa di alcuni provvedimenti arbitrari contro magistrati non graditi alla maggioranza di governo. Mentre è in corso la procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, la Corte di Giustizia dell’Ue ha condannato il Paese membro a pagare un milione di euro di multa al giorno: il conto è già salito oltre mezzo miliardo di euro – 526 milioni per l’esattezza – dal 27 ottobre 2021 al 14 aprile 2023. Proprio nel giorno in cui l’ex-premier Morawiecki è stato bocciato al Parlamento nazionale per un nuovo mandato da premier, la Corte Costituzionale della Polonia ha dichiarato incostituzionali le multe imposte sia in merito alla giustizia sia sulla miniera di lignite di Turów, aggravando il contenzioso con Bruxelles.