Bruxelles – La riforma del patto di stabilità per nuove regole comuni su gestione di spesa e conti pubblici non è alla portata immediata, perché “le posizioni sono distanti” in questo momento. Parola di Giorgia Meloni, convinta però che bisogna andare avanti, “ora dopo ora”, alla ricerca di una quadra per cui la presidente del Consiglio assicura un ruolo costruttivo. Il capo di governo lascia Bruxelles al termine di un Consiglio europeo che definisce “in chiaroscuro” per i risultati conclusivi, ma lo fa smentendo categoricamente che Patto di stabilità e ratifica del trattato di riforma del Meccanismo europeo di stabilità siano un pacchetto.
“Questo legame lo vedo solo nel dibattito italiano”, dice Meloni alla stampa al termine dei lavori. Dichiarazioni che stridono con quelle rilasciate in occasione del vertice dei capi di Stato e di governo dell’ottobre scorso, quando l’inquilina di palazzo Chigi aveva affermato che “il problema è che il Mes richiama i vecchi vincoli del patto di stabilità. Non possiamo discutere di Mes finché non si stabilisce il nuovo quadro di regole”. Era stata lei stessa a vedere, se non una relazione, una correlazione tra i due file.
Uno di questi, il Mes, è ora rimesso al lavoro del Parlamento italiano. L’altro, la proposta di riforma del patto di stabilità, sarà oggetto di una riunione straordinaria del consiglio Ecofin il 20 dicembre, e che l’Italia, su richiesta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, vorrebbe in presenza anziché in videoconferenza. Richiesta legittima e sensata, secondo Meloni. “Credo sia meglio avere un Ecofin in presenza“, sottoscrive la presidente del Consiglio. “Sono trattative molto complesse, molto tecniche. L’interlocuzione a margine è più utile di quello che si dice formalmente”. Soprattutto adesso queste opportunità di confronto ulteriore, spiega Meloni, si rendono indispensabili. “Non penso che sia impossibile trovare un accordo, ma non posso dire che l’abbiamo trovato”.
Avanti, dunque. Con l’Italia che, assicura ancora Meloni, non intende porre veti. “Non la metterei in questo modo”, premette rispondendo ai giornalisti. A cui però spiega: “Non voglio dare l’OK ad un patto che, non solo io, ma nessun governo italiano non possa poi rispettare“. Ribadisce quindi quali sono le esigenze dell’Italia in questa partita. “Non chiediamo modifiche al patto per gettare i soldi dalla finestra ma per spendere i soldi che servono alle strategie che ci si è dati” come Europa, ribadisce.
Quanto all’Europa, Meloni ha qualcosa da rimproverare. Il rinvio del dibattito sulla revisione di bilancio comune non soddisfa l’Italia. Il puntare i piedi del primo ministro ungherese, Viktor Orban, non permette di finanziare le politiche per l’immigrazione. “Non ci siamo riusciti, ma la soluzione è alla portata e sono ottimista sul fatto che si possa trovare al prossimo Consiglio europeo”. Sullo sfondo, ammette, “penso ci siano piano B, ma spero non ci si arrivi“. Certo è che, dovendo stilare un bilancio, non dell’Unione ma del vertice, per Meloni “il bilancio è in chiaro-scuro”. Il motivo, riconosce, è che “non siamo riusciti a ottenere tutto quello che volevamo. Anche per questo continuiamo a lavorare”.