Bruxelles – Un lungo applauso è quello che alla Cop28 di Dubai ha accompagnato questa mattina l’annuncio di aver raggiunto uno “storico” impegno per abbandonare tutti i combustibili fossili nei sistemi energetici, nell’ottica di raggiungere a livello globale emissioni nette zero entro il 2050.
Con un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia (la Cop doveva chiudersi ieri), questa mattina poco dopo le 7 si è aperta una nuova sessione plenaria della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ma è durata pochi minuti. Appena il tempo per far constatare al presidente della Cop28, Sultan al-Jaber, che non c’erano obiezioni da parte dei quasi 200 Paesi presenti sull’ultimo testo di compromesso, al centro di frenetiche trattative della notte che hanno portato questa mattina a un accordo all’unanimità.
L’inizio della fine
Nella versione definitiva dell’accordo non c’è un vero e proprio riferimento alle parole “eliminazione graduale” dei combustibili fossili, come chiedevano le parti più ambiziose, come l’Unione europea. Ma c’è un esplicito richiamo alla necessaria “transizione dai combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere l’azzeramento netto entro il 2050”, si legge nel documento finale licenziato a Dubai.
L’accordo è senza dubbio storico perché è la prima volta nella storia del più importante appuntamento globale di diplomazia climatica in cui nell’accordo finale è presente un chiaro riferimento alla fine dell’utilizzo di gas, carbone e petrolio che dovranno progressivamente essere abbandonati dai sistemi energetici globali per raggiungere la neutralità globale.
La Cop28 sarà ricordata per aver segnato l’inizio di questo processo, ovvero l’inizio della fine per i combustibili fossili. Anche se il lavoro è tutt’altro che compiuto. Il ruolo futuro dei combustibili fossili è stato, come previsto, il tema principale e più divisivo della Cop28, che si è tenuta negli Emirati Arabi Uniti, uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio e gas.
Dopo essersi aperta lo scorso 30 novembre finalizzando in tempi brevi le discussioni per dar vita a un Fondo globale per le perdite e danni dai cambiamenti climatici, i negoziati tra le parti si sono presto arenati su una bozza di documento finale presentata dalla presidenza emiratina senza alcun riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili, offrendo ai Paesi presenti una serie di opzioni da adottare. Dopo tre giorni di intense trattative e indignazione generale per un accordo al ribasso, il testo è stato rivisto e adottato nella versione definitiva.
Raddoppiare e triplicare, accordo storico ‘Made in Europe’
Come sempre accade, le reazioni internazionali al testo di compromesso finale si dividono tra chi descrive l’accordo come una svolta affrontando per la prima volta la necessità di dar vita a una transizione senza combustibili fossili e chi lo reputa un accordo al ribasso. L’Unione europea rientra nel primo caso.
Non solo combustibili fossili, la Cop28 si chiude oggi accogliendo la proposta promossa dalla Commissione europea di lanciare un impegno globale per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, l’iniziativa che fissa gli obiettivi globali al 2030 di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile (almeno 11 terawatt) e raddoppiare le misure di efficienza energetica (dal 2 al 4 per cento annuo).
Un’iniziativa lanciata dalla presidente della Commissione europea già durante le prime giornate di vertice, contando 121 Paesi disposti ad aderirvi. Ed è oggi sempre Ursula von der Leyen a rivendicare che i firmatari dell’impegno sono saliti a quota 130. “Il mondo si è impegnato a triplicare la capacità di energia rinnovabile e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030. Ciò dà un forte slancio alla transizione dai combustibili fossili”, ha commentato la leader tedesca, salutando l’intesa alla Cop28 come una svolta storica per l’inizio “dell’era post-fossile”.
La conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Dubai “ha appena raggiunto un accordo storico. E una parte cruciale di esso è veramente made in Europe”, ha rivendicato nel suo intervento a Strasburgo durante la plenaria dell’Europarlamento. Nel documento finale è approdata anche la richiesta a triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030 e accelerare lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni tra cui il nucleare (come rivendicato dal presidente francese, Emmanuel Macron, fermo sostenitore in Europa dell’energia dell’atomo), l’idrogeno a basse emissioni di carbonio e la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
“Il mondo ha appena adottato una decisione storica per mettere in moto una transizione accelerata e irreversibile dai combustibili fossili. In questo modo abbiamo raggiunto ciò che ci eravamo prefissati: mantenere il target del 1,5° a portata di mano e segnare l’inizio della fine dei combustibili fossili”, ha dichiarato il commissario europeo per l’azione per il clima, Wopke Hoekstra, commentando l’accordo da Dubai, dove si trova per negoziare per conto dell’Unione europea insieme alla ministra spagnola per la transizione, Teresa Ribera, che rappresenta la presidenza di turno del Consiglio Ue.
Passi lenti sul prezzo del carbonio
C’era un terzo punto su cui ha cercato di spingere l’Unione europea nei negoziati, senza che ci siano stati risultati tangibili. Bruxelles spingeva gli altri partner a lavorare insieme per portare alla Cop28 una proposta per la determinazione del prezzo globale del carbonio, per riflettere il sistema di scambio di quote di emissioni che l’Ue ha adottato dal 2005. Nulla da fare, i tempi sono poco maturi e a riconoscerlo è von der Leyen, accennando al fatto che la Cop28 è stata anche “un’occasione per discutere del prezzo del carbonio con altre parti, in modo che più paesi inizino a dare un prezzo all’inquinamento” ma che nessuna decisione è stata presa.
L’idea di Bruxelles è quella di usare i proventi della determinazione del prezzo del carbonio per sostenere la transizione pulita nei Paesi in via di sviluppo, quindi l’idea sarebbe quella di destinare le entrate ai finanziamenti per il clima. L’Unione europea ha introdotto nel 2005 il sistema di scambio quote di emissioni, il mercato del carbonio Ets, con cui secondo i dati snocciolati da von der Leyen un paio di mesi fa avrebbe ottenuto ricavi per 142 miliardi di euro e allo stesso tempo le emissioni sono state ridotte del 35 per cento. Bruxelles è convinta che fissare un prezzo al carbonio sia uno degli strumenti più efficaci per tagliare le emissioni in modo da obbligare chi inquina a pagare una tassa.