Bruxelles – L’accordo è sospeso. Alla vigilia di un Consiglio europeo che già si preannunciava serratissimo – a tal punto da potersi dilungare fino al weekend – con l’Italia in prima linea per assicurare 15 miliardi aggiuntivi per la migrazione dal bilancio pluriennale dell’Unione, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen incassano un duro colpo che arriva da Tirana.
La gaffe si materializza in pochi minuti, e a pochi minuti dall’arrivo della premier italiana a Bruxelles per il vertice con i Paesi dei Balcani. Rinvigorita prima dall’appoggio totale che la presidente della Commissione europea le aveva appena espresso nell’ormai consueta lettera pre-vertice ai capi di stato e di governo, sconfessata un attimo dopo dalla notizia che la Corte costituzionale albanese ha sospeso la ratifica dell’accordo siglato lo scorso 6 novembre per la costruzione di due centri per i rimpatri sul proprio territorio nazionale.
Una sconfitta per Meloni, sicuramente motivo di imbarazzo anche per von der Leyen. Che aveva appena definito l’accordo “un esempio di un saper pensare fuori dagli schemi basato su una giusta condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi, in linea con gli obblighi previsti dal diritto europeo e internazionale“. Meloni aveva immediatamente comunicato la sua soddisfazione per queste parole. Ma subito arriva l’inatteso stop, perché l’intesa potrebbe invece violare la Costituzione albanese, come sostenuto dai due ricorsi presentati dal Partito Democratico albanese e da altri 28 deputati schierati a fianco dell’ex premier di centrodestra Sali Berisha e accolti dalla Corte suprema. In questo modo i giudici di Tirana hanno automaticamente sospeso la procedura di ratifica in Parlamento dell’accordo, che era prevista per domani (14 dicembre). Il ricorso verrà esaminato il 18 gennaio.
Von der Leyen con Meloni sui fondi aggiuntivi per la migrazione
La leader Ue è a fianco di Meloni anche per quanto riguarda le priorità su cui destinare i 65,8 miliardi di euro aggiuntivi previsti dalla revisione del bilancio pluriennale dell’Unione. Se l’Ucraina non si tocca, non possono saltare nemmeno i 15 miliardi per la migrazione. Von der Leyen l’ha sottolineato chiaramente in due diverse occasioni: nella lettera ai 27 e poche ore prima all’emiciclo di Strasburgo. Dopo aver alzato l’asticella sulla lotta al contrabbando e sulla gestione delle frontiere esterne, e con l’accordo sul nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo che “non è mai stato così vicino”, von der Leyen ha avvisato: “Ora una maggiore ambizione deve essere sostenuta da finanziamenti adeguati a livello europeo“.
Un avviso diretto soprattutto ai Paesi frugali, con in testa l’Olanda, che – come confermano fonti diplomatiche – sarebbero disposti a riaprire il portafoglio solo per i 17 miliardi da garantire a Kiev. Mentre per tutti gli altri sono pronti a concedere solo una riallocazione dei fondi attuali. Non solo per la migrazione, ma anche per un altro tema spinoso: la copertura dei costi per l’aumento dei tassi di interesse sui prestiti del NextgenerationEu.
“Sappiamo che le finanze pubbliche nazionali sono sotto pressione, tutti noi dovremo affrontare scelte difficili e non dobbiamo lasciare nulla di intentato”, ha aggiunto la leader Ue nel suo intervento all’Eurocamera. Perché per “la protezione dei confini esterni, l’implementazione del Patto e per cementare le partnership con i Paesi terzi sono essenziali risorse finanziarie adeguate“.