Bruxelles – Un dialogo strategico per rimettere gli agricoltori al centro della transizione. Almeno prima delle prossime elezioni europee. Lo aveva annunciato Ursula von der Leyen a settembre nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, e lo ha riconfermato ieri (6 dicembre) la presidente della Commissione europea aprendo con un videomessaggio i lavori delle prime Giornate europee dell’agroalimentare.
“Ora è il momento di riunirsi: agricoltori e imprenditori alimentari, scienziati e tecnologi, rivenditori e consumatori, organizzazioni ambientaliste e gruppi per i diritti degli animali”, ha incalzato von der Leyen, annunciando l’avvio del dialogo strategico a gennaio 2024. “Inviterò un gruppo di parti interessate, basandomi sulla straordinaria diversità del settore agricolo stesso. Dai piccoli produttori tradizionali o biologici ai grandi produttori di grano. Da chi produce il nostro cibo a chi lo trasforma o lo immette sul mercato”, ha anticipato la presidente dell’esecutivo comunitario.
Ha sottolineato che il settore agroalimentare europeo ha dimostrato una notevole capacità di ripresa, nonostante le crisi. “Le nostre esportazioni agroalimentari sono aumentate del 16 per cento nel 2022. Siamo quasi o completamente autosufficienti in un’ampia gamma di alimenti essenziali, dal grano e dai pomodori alla carne e ai prodotti lattiero-caseari, il che contribuisce alla nostra resilienza strategica”. Allo stesso tempo ha riconosciuto che “l’industria agroalimentare europea sta compiendo sforzi considerevoli per contribuire alla nostra transizione ecologica e digitale collettiva”.
Con l’uscita di scena dell’ex vice presidente Frans Timmermans, la Commissione europea ha lanciato una nuova fase del Green Deal, più attenta alla realtà industriale e agli agricoltori che negli ultimi mesi hanno manifestato il loro disappunto su alcuni dei pilastri chiave della strategia per la crescita verde dell’Europa. E la loro insoddisfazione è presto diventata bandiera politica del Partito popolare europeo (Ppe) in vista delle prossime elezioni di giugno. Il gruppo e in generale il centrodestra europeo ha preso di mira prima la proposta di Legge sul ripristino della natura, accusata di minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare in un momento delicato, come quello attuale, della guerra di Russia in Ucraina. E poi, ha contribuito ad affossare la proposta di riduzione dell’uso dei pesticidi, che ormai slitterà direttamente alla prossima legislatura.
Oltre all’impasse legislativa su alcuni pilastri chiave del Green Deal, la conseguenza più evidente è che, soprattutto in vista delle elezioni di giugno 2024, la Commissione europea ha iniziato a parlare e confrontarsi in maniera più diretta con i rappresentanti del comparto agroalimentare e del mondo industriale. I primi dialoghi sulla transizione energetica dedicati all’idrogeno e all’industria energivora sono stati già lanciati nelle scorse settimane.
Pochi ancora i dettagli, ma i dialoghi dovrebbero servire a trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi di sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori, non perdendo di vista gli obiettivi della transizione verde che devono coinvolgere anche il comparto (dal momento che da lì arriva oltre il 10 per cento delle emissioni). “Un futuro in cui agricoltura e natura vanno di pari passo”, sintetizza la presidente. Serviranno inoltre a “superare la polarizzazione che caratterizza le discussioni, ad esempio, sull’uso di pesticidi o fertilizzanti. Non dobbiamo ignorare questa polarizzazione. Dovremmo affrontarlo”.