Bruxelles – Il 24esimo vertice tra Ue e Cina, il primo di persona dal 2019, va in archivio con un nulla di fatto. Rimane la consapevolezza – nelle parole di Ursula von der Leyen – di un rapporto “complesso che abbiamo la responsabilità di far funzionare“. Le distanze sono troppo profonde per un vero riavvicinamento, il legame troppo forte per spezzare la corda.
Dopo mesi di contatti e bilaterali, sul piatto del vertice c’era un’agenda fittissima: l’invasione russa in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas, i rapporti commerciali da riequilibrare, la cooperazione per l’agenda sul clima. E poi la questione di Taiwan e il rispetto dei diritti umani. Troppi forse, per tornare a Bruxelles con qualcosa di concreto. Nemmeno sul punto più importante: quello dello squilibrio commerciale tra i due partner e rivali.
Uno squilibrio diventato “insostenibile”, secondo von der Leyen: il deficit dell’Ue nei confronti del gigante asiatico ha raggiunto i 400 miliardi di euro, dieci volte in più di quanto non fosse solo vent’anni fa. “Se si guarda solo agli ultimi due anni il deficit commerciale è raddoppiato e questo è motivo di grande preoccupazione per molti europei”, ha dichiarato a margine del vertice la presidente della Commissione europea. Nessuna novità, la bilancia commerciale che pende nettamente da una parte è cosa arcinota a Bruxelles così come a Pechino: “Ci aspettiamo che la Cina prenda azioni più concrete per migliorare l’accesso al mercato e agli investimenti per le aziende straniere”, ha dichiarato Charles Michel. Che forse si aspettava che qualche misura potesse essere concordata già oggi.
La retorica dell’Ue sulla Cina irrita però il presidente della Repubblica Popolare, che l’ha bollata come un atteggiamento “protezionista”. Von der Leyen ha chiarito a Xi Jinping che l’Ue non cerca un improbabile disaccoppiamento dalla Cina, quanto piuttosto di perseguire un approccio di de-risking. Che significa “affrontare le dipendenze eccessive e diversificare le catene di approvvigionamento”. D’altronde – ha fatto notare von der Leyen – la Cina ha da sempre lo stesso approccio, quello dell’autosufficienza.
Se sul dossier economico la strada sembra ancora lunga e irta, “la lotta al cambiamento climatico è un’area dove l’Ue e Cina stanno cooperando in modo molto costruttivo”, ha cercato di tamponare von der Leyen. La leader Ue si è congratulata con Xi per aver aderito all’impegno globale sul metano, che prevede di ridurre del 30 per cento le emissioni globali di metano entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020. “È un grande passo avanti, ma sarebbe un messaggio forte da parte della Cina aderire anche all’impegno globale sulle energie rinnovabili”, ha rilanciato von der Leyen. Un impegno a cui nella prima settimana della Cop28 “si sono uniti 125 Paesi.
Anche nella corsa per l’agenda sul clima però permangono degli attriti. “Siamo molto preoccupati dell’aumento dell’utilizzo di centrali a carbone in Cina. Sappiamo che uno dei temi più difficili è liberarsi dei combustibili fossili, ma vogliamo che la Cina prenda una posizione forte sull’eliminazione dei combustibili fossili entro il 2050”, ha messo in chiaro von der Leyen. La Cina nel 2023 ha infatti dato il via a decine di nuovi progetti per impianti a carbone.