Bruxelles – Ventidue ore di negoziati, e l’accordo ancora non è in vista. Il trilogo sull’Atto Ue sull’intelligenza artificiale si si sta rivelando uno scoglio ben più complesso da superare, anche rispetto alle previsioni della vigilia. Che erano sì non particolarmente incoraggianti, ma comunque con le aspettative di uno sblocco dopo ore di negoziati per i compromessi e le concessioni reciproche dei negoziatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue.
Invece, nonostante diversi passi in avanti, le posizioni non si sono conciliate totalmente nemmeno dopo la decisione di condurre una riunione-fiume che ha sfiorato la giornata intera. Iniziati attorno alle 15.30 di ieri (6 dicembre), i negoziati inter-istituzionali sono continuati senza sosta fino a dopo le 13.30 di oggi, quando il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha annunciato su X che il trilogo è stato sospeso e che “riprenderà alle 9 di domattina” (8 dicembre). A quanto si apprende, si è arrivati a un’intesa di massima sui modelli di fondazione (un tipo di intelligenza artificiale generativa addestrata su un ampio spettro di dati generalizzati e senza etichette) a partire da obblighi di trasparenza, mentre il vero problema al momento non risolto è quello delle pratiche vietate per le forze di polizia: la pressione sui negoziatori del Parlamento è per accettare pressoché in toto la posizione del Consiglio, con delle eccezioni alla profilazione biometrica su base razziale, politica e religiosa in caso di legame con una minaccia specifica.
Proprio a pochi minuto dall’inizio del negoziato da record, collegato in video dal Consiglio all’evento ‘How Can We Govern Europe?’ organizzato ieri da Eunews, il capo-delegazione del Partito Democratico e co-relatore per il Parlamento Europeo sull’Atto Ue sull’intelligenza artificiale, Brando Benifei, aveva spiegato che “non è detto che il trilogo di oggi sarà davvero quello decisivo, ma siamo positivi e c’è moderato ottimismo“. Se il Regolamento nelle sue questioni fondamentali “è già stato concordato”, Benifei evidenziava le “divergenze significative con il Consiglio su alcune questioni“, come gli “obblighi di verifica di sicurezza dei modelli più potenti“. Eppure dopo 22 ore di trattative è stato più il secondo punto menzionato a rappresentare il vero problema al momento insormontabile: le “salvaguardie sugli usi di controllo e sorveglianza“. L’eurodeputato italiano aveva indicato la necessità di “trovare un punto di incontro con Consiglio”, specificando che “deve equilibrare la necessità di mettere alcune aperture alle richieste di eccezione che il Consiglio ci pone, con una supervisione indipendente perché lo Stato non controlli se stesso sul rispetto delle regole”.
Cosa prevede l’Atto Ue sull’intelligenza artificiale
È del 21 aprile del 2021 la proposta di un quadro normativo sull’intelligenza artificiale presentata dalla Commissione Europea per lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia sul suolo dell’Ue. Si tratta della prima iniziativa legislativa al mondo per definire un approccio normativo sui sistemi di Ia. Sia il Consiglio sia il Parlamento Europeo hanno deciso di dare seguito all’impostazione presentata dall’esecutivo e ciò che emergerà sarà una scala di rischio per regolamentare le applicazioni di intelligenza artificiale su quattro livelli: minimo (videogiochi abilitati per l’Ia e filtri anti-spam), limitato (chatbot), alto (assegnazione di punteggi a esami scolastici e professionali, smistamento dei curriculum, valutazione dell’affidabilità delle prove in tribunale, chirurgia assistita da robot) e inaccettabile (tutto ciò che rappresenta una “chiara minaccia” per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone, come l’assegnazione di un ‘punteggio sociale’ da parte dei governi).
Per il primo livello non è previsto alcun intervento, mentre l’ultimo livello sarà vietato integralmente. I sistemi di intelligenza artificiale che presentano un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone saranno severamente vietati, compresi i sistemi che utilizzano tecniche subliminali o manipolative intenzionali, sfruttano le vulnerabilità delle persone o sono utilizzati per il social scoring. La partita degli emendamenti si sta giocando sull’inclusione in questo elenco anche di sistemi di identificazione biometrica remota in spazi accessibili al pubblico sia in tempo reale sia a posteriori- sulla spinta degli eurodeputati– sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzano caratteristiche sensibili (sesso, etnia, cittadinanza, religione, orientamento politico) e dai social media o dalle telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale. Ma anche sistemi di polizia predittivi (basati su profili, localizzazione o comportamenti criminali passati) e software di riconoscimento delle emozioni anche nella gestione delle frontiere, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni educative.
Infine, come ricordato al summit internazionale nel Regno Unito dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, all’interno della proposta di Regolamento Ue sull’Ia c’è anche la possibilità di creare un Ufficio europeo per l’intelligenza artificiale. “Questo Ufficio potrebbe occuparsi dei modelli di Ia più avanzati, con la responsabilità della supervisione”, ha spiegato la numero uno dell’esecutivo comunitario, precisando che dovrebbe seguire i quattro principi delineati nel suo discorso sul quadro di governance globale e far rispettare le regole comuni in tutti i 27 Stati membri per i modelli più avanzati. Dalle parole di von der Leyen è emerso che l’Ufficio Ue per l’intelligenza artificiale “dovrebbe avere anche una vocazione globale“, collaborando con enti simili in tutto il mondo.