Bruxelles – Rafforzare le sinergie e la coerenza tra strumenti e programmi, ridurre le disparità interne all’Ue, introdurre un fondo di riserva del 10 per cento, adottare una metodologia per la valutazione dell’impatto ex-ante e ex-post e migliorare la partecipazione delle Pmi innovative. Sono alcune delle proposte del rapporto annuale dell’Agenzia per la Promozione della ricerca europea su Horizon Europe del rapporto finale sulla valutazione intermedia diel programma europeo, elaborato dal Gruppo di Esperti (GdE) istituito da APRE e presentato pubblicamente nei giorni scorsi nel corso dell’evento “Il programma Horizon dal presente al futuro: le sfide europee, le priorità italiane”.
“In termini di risorse, il 10 per cento degli investimenti pubblici italiani in ricerca e sviluppo proviene dal programma quadro”, ha notato Alessandro Damiani, presidente di APRE. “Per questo motivo, è fondamentale assicurarsi che si sviluppi un’assonanza tra il sistema R&I italiano ed europeo. L’allineamento avviene attraverso il programma quadro, assicurandosi di porre le premesse necessarie sia per i prossimi tre anni che per il futuro, affinché sia Horizon Europe che FP10 siano rilevanti a livello di policy, efficaci per l’impatto e accessibili, ma sempre in forte sintonia con i bisogni del sistema R&I italiano”.
Il rapporto prodotto da APRE riflette sull’esperienza acquisita nei primi due anni di funzionamento di Horizon e sulle principali innovazioni rispetto ai precedenti programmi e offre spunti sul posizionamento dell’Italia rispetto al futuro del programma di ricerca e innovazione. L’incontro è stato anche un’occasione per esplorare il ruolo di Horizon Europe e della ricerca per far fronte alle recenti sfide globali e analizzare l’allineamento del sistema di R&I italiano a quello europeo.
Nel documento si esprime un apprezzamento condiviso sulla struttura, l’impostazione e le modalità di implementazione di Horizon. In particolare, viene sottolineata la maggiore attenzione al ruolo della ricerca e dell’innovazione europee per affrontare le grandi sfide della transizione ecologica e digitale e per realizzare gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
Tuttavia, emergono alcuni aspetti migliorabili, sia in vista della pianificazione della seconda parte di Horizon Europe che in prospettiva del prossimo programma quadro. Il rapporto fornisce, in questo senso, delle raccomandazioni puntuali e concrete che saranno utili alla definizione della seconda parte di Horizon Europe e di FP10.
Come sottolineato da Patrizia Toia, vice presidente della Commissione Industria del Parlamento europeo (ITRE), “l’importanza di Horizon Europe e dei programmi di R&I nasce da un’accresciuta consapevolezza critica circa la centralità della funzione della ricerca anche a livello di politiche europee, soprattutto in seguito alle sfide emergenti poste da situazioni di emergenza come la pandemia e obiettivi posti nel settore della sostenibilità e dell’ambiente. Queste sfide si possono vincere solo assicurando la centralità della ricerca nelle politiche europee”.
Durante la presentazione del rapporto, Andrea Ricci, presidente del gruppo di esperti APRE ‘Verso il Mid-Term di Horizon Europe’, ha illustrato ai partecipanti la struttura e gli obiettivi del documento, concentrandosi sulle 12 proposte prioritarie individuate per far fronte ad alcune criticità dell’attuale Programma Quadro. “Il nostro lavoro non finisce qui”, ha osservato Ricci, “ma ci sarà ancora una riflessione che potrà essere utile alla comunità della ricerca e innovazione italiana e anche alle istituzioni europee. Nel 2024 il GdE si adopererà per portare avanti una riflessione rivolta al futuro e a FP10”.
Le 12 proposte del gruppo di esperti
1. Razionalizzare il panorama della ricerca europea, semplificandone l’architettura, evitando le ridondanze, promuovendo e rafforzando ulteriormente le sinergie e la coerenza tra strumenti e programmi (non solo HE) per potenziare l’impatto della R&I europea sui grandi obiettivi strategici prioritari (transizione verde e digitale, IA, salute).
2. Contribuire più compiutamente alla riduzione delle disparità interne all’Unione in materia di R&I impostando le azioni della componente “Widening participation and spreading excellence” su base regionale anziché nazionale, passando quindi dal concetto di “Paesi dell’ampliamento” (Widening countries) a quello di “regioni dell’ampliamento” (Widening regions).
3. Avvalersi di una sistematica attività di foresight per l’identificazione delle priorità mediante backcasting, anche per rafforzare ulteriormente la coerenza tra orientamenti strategici della UE e priorità del PQ; al tempo stesso accrescere il coinvolgimento – nella programmazione – della società civile in tutte le sue componenti.
4. Introdurre nella suddivisione del bilancio del PQ un fondo di riserva del 10% dell’intero ammontare annuale del Programma, da dedicare al finanziamento di priorità di ricerca e innovazione emerse dopo la fase iniziale di programmazione e legate a crisi ed emergenze improvvise (geopolitiche, sanitarie, ambientali), anche al fine di evitare inopportuni tagli dei budget nei vari comparti.
5. Complementare gli strumenti ERC e MSCA del primo pilastro con l’offerta di maggiori opportunità di ricerca collaborativa su TRL bassi (1-4) nel secondo pilastro, anche basate su proposte bottom-up.
6. Adottare una metodologia per la valutazione dell’impatto ex-ante e ex-post, che permetta – con metriche che riflettano le specificità delle tematiche – di valutare sull’intero ciclo di vita gli effetti economici, sociali ed ambientali di progetti e programmi.
7. Esplicitare più chiaramente i principi fondanti delle Missioni, con una narrativa unica che ne ribadisca la dimensione prevalente di R&I e ne assicuri la funzione di orientamento e connessione tra diverse azioni/strumenti europei e nazionali sull’obiettivo strategico della Missione stessa.
8. Garantire il carattere lungimirante e strategico dei Partenariati, anche per assicurare una loro maggior apertura e inclusività, mediante un ruolo più incisivo della Commissione ed una razionalizzazione del loro numero.
9. Rivedere l’impostazione dei Programmi di Lavoro dell’EIC per assicurare l’adeguata copertura di ‘tutti i tipi di innovazione’ – in linea con quanto stabilito dai testi legislativi – e ribadire il ruolo di EIC come traino rispetto ad investitori privati, così da potenziarne la capacità d’intervento in situazioni di market failure.
10. Migliorare la composizione dei panel di valutazione per garantirne le competenze specifiche e l’interdisciplinarità, e promuovere una maggiore integrazione e collaborazione tra funzionari delle Direzioni Generali e delle Agenzie nelle fasi di selezione dei valutatori e valutazione ex ante e ex post dei progetti.
11. Generalizzare, tenendo conto delle caratteristiche dei programmi, il metodo di finanziamento lump sum per promuovere una cultura progettuale focalizzata sui risultati (i Deliverables) e non più prevalentemente sul processo.
12. Migliorare la partecipazione delle PMI innovative, rafforzando le misure di accompagnamento e supporto a loro dedicate, e facilitando il loro coinvolgimento nella ricerca collaborativa e nei partenariati, con esplicito focus sull’applicazione industriale e le innovazioni di mercato.