Bruxelles – La “tregua” è scaduta. I quattro mesi di sospensione dei lavori parlamentari sul Meccanismo europeo di stabilità (MES, o anche ESM) decretati a inizio luglio sono scaduti, e adesso il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrà iniziare a sciogliere qualche riserva e dire che intenzioni ha il governo sulla ratifica del trattato che attribuisce al fondo salva-Stati nuovi poteri. “E’ appropriato per Giorgetti chiarire le intenzioni del governo e il calendario per la ratifica”, confidano a Bruxelles. L’Eurogruppo ordinario, l’ultimo dell’anno, diventerà dunque un momento per esercitare nuove pressioni sull’Italia e la sua maggioranza.
“Non abbiamo chiesto a Giorgetti di informarci ad ogni meeting”, tengono a precisare fonti Ue. Viene ricordato “ora scade il periodo di 4 mesi, e tutti vogliono sapere cosa succede adesso”. Una maniera per ribadire che la pazienza non è infinita. Si cerca di minimizzare, perché uno scontro non gioverebbe a nessuno soprattutto in un momento in cui le prospettive di crescita non sono rosee, e offrire scene di attriti interni all’eurozona non invoglierebbe mercati e investitori a scommettere su Eurolandia.
Resta il fatto che il fondo di risoluzione unico per le crisi bancaria non avrà la riserva cuscinetto e non avrà la piena potenza, senza la ratifica di tutti i 20 Paesi dell’Ue con la moneta unica, e a oggi l’Italia è l’unico che manca all’appello. Da accordo siglato a fine gennaio 2021, dall’1 gennaio 2022 il fondo salva-Stati avrebbe dovuto iniziare a fornire denaro al Fondo di risoluzione unico, istituito per ristrutturare o liquidare le banche in difficoltà. “Potremmo trovarci in una situazione migliore, ma la vita continua”, il messaggio che viene recapitare al titolare del Tesoro alla vigilia della riunione dei ministri economici della zona euro.
Non un messaggio nuovo. Non è la prima volta che dall’Europa arrivano richiami e richieste di chiarimenti sul Mes. Quello che preoccupa è la linea fin qui tenuta dal governo. Da una parte le rassicurazioni di Giorgetti, dall’altra le chiusure categoriche del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che smentisce il suo ministro sia a distanza sia davanti ai leader dell’Ue. Poi la pausa parlamentare. Ancora una volta Giorgetti è atteso al varco.