Bruxelles – Dopo l’azione, è il tempo di riavvolgere il nastro e di analizzare punti di forza e anelli deboli. 54 rappresentanti da 30 Paesi europei sono riuniti a Roma per il Forum annuale sul Meccanismo europeo di protezione civile e sulle lezioni apprese dopo un’estate di emergenza continua. Tant’è che per la prima volta, l’incontro non si limita a ripercorrere la stagione degli incendi, ma si concentra anche sulla risposta alle inondazioni.
Al suo arrivo nella capitale, il commissario Ue per la Gestione delle Crisi, Janez Lenarčič, ha dipinto il quadro critico della situazione: il 2023 è stato “per molti aspetti l’anno più difficile, se si guarda non solo ai tanti incendi in Grecia, Italia e Spagna, ma anche al record di alluvioni in diversi Paesi, ad esempio in Grecia e in Slovenia”. Due episodi emblematici dell’ultima estate: l’incendio più vasto mai registrato in Europa, quello nella regione di Evros, nel nord-est della Grecia, dove sono bruciati quasi 100 mila ettari di territorio, e un’altra “prima volta”. Il 6 agosto Il centro di coordinamento dell’Ue per la risposta alle emergenze (Ercc) ha ricevuto contemporaneamente una richiesta di intervento per le alluvioni in Slovenia e una richiesta di aiuto per gli incendi boschivi a Cipro. Una fatalità che “mostra che siamo già nel bel mezzo di una grave crisi climatica“, ha commentato Lenarčič.
Se quest’anno “siamo stati in grado di rispondere a tutte le richieste di assistenza”, non è detto che l’Ue riuscirà a garantirlo in futuro. Perché in 2 anni le richieste sono aumentate del 400 per cento e le risorse sono già al limite. “Dobbiamo analizzare la maggiore frequenza e intensità dei disastri climatici, guardare la nostra risposta a livello nazionale e europeo e capire come possiamo migliorare in futuro. Dobbiamo aumentare le capacità e lavorare non solo sulla risposta, ma maggiormente sulla prevenzione”, ha spiegato il commissario Ue. Il piano d’emergenza messo a punto per fronteggiare l’ultima stagione, con il raddoppio della flotta rescEu che ha potuto contare su 24 aerei e 4 elicotteri antincendio provenienti da dieci Paesi Ue, rischia di non bastare più di fronte al simultaneo verificarsi di fenomeni climatici estremi sul territorio comunitario.
Ecco perché Lenarčič ha indicato la direzione da prendere, già dal Forum di Roma. “Mi aspetto almeno due risultati concreti: che venga compresa la necessità più che mai di una solidarietà europea e il rafforzamento dei nostri sforzi di adattamento alla nuova realtà” climatica, ha dichiarato. D’accordo con il commissario Ue anche il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, nei panni del padrone di casa, e il capo della Protezione civile italiana, Fabrizio Curcio. Musumeci ha sottolineato l’urgenza di rafforzare la flotta aerea antincendi dell’Unione, “perché da decenni non si producono più Canadair e c’è bisogno di questi mezzi”. Ma anche “porre il rischio sismico fra le priorità del Meccanismo di protezione civile“, accanto a incendi e alluvioni, “dotare gli Stati membri dei più sofisticati sistemi tecnologici per intervenire in tempo” e “diffondere la cultura della prevenzione sin dalle scuole primarie. Secondo la Commissione Ue, per ogni euro investito nella prevenzione, a livello di preparazione e resilienza climatica nelle politiche europee e nazionali, verrebbero risparmiati “5/10 euro nella risposta”.
Sui Canadair invece Musumeci si è spinto oltre, raccontando un progetto italiano di un gruppo di imprenditori per un velivolo “multiuso, multiruolo, adatto ad attività antincendio, quattro volte più efficace” degli iconici aerei canadesi. Ma Lenarčič avrebbe rassicurato il ministro, sostenendo di “aver ricevuto garanzie da parte dell’azienda produttrice dei Canadair di essere pronta a riprendere la produzione“. Come aveva annunciato pochi giorni fa lo stesso primo ministro canadese, Justin Trudeau, a margine del summit Ue-Canada con Ursula von der Leyen e Charles Michel.